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Ora Renzi inchioda Conte: "Ho chiesto chiarezza all'intelligence"

Dopo l'emersione della ricostruzione di Repubblica sui rapporti tra Conte e l'amministrazione di Trump, Renzi chiede chiarezza all'intelligence

Ora Renzi inchioda Conte: "Ho chiesto chiarezza all'intelligence"

Il leader d'Italia Viva Matteo Renzi ha voluto commentare parte della ricostruzione emersa oggi su Repubblica: quella relativa ai tempi in cui alcuni membri dell'intelligence americana si sarebbero recati a Roma per raccogliere elementi sulla genesi del "Russiagate" (e forse non solo su quello).

Come ha scritto Roberto Vivaldelli su InsideOver, l'ex presidente degli Stati Uniti d'America aveva domandato all'epoca di "indagare sulle origini del Russiagate e sul presunto tentativo dei democratici di fabbricare false prove nel tentativo di "incastrare"".

L'ex presidente del Consiglio italiano è stato lapidario: "Oggi - ha scritto sulla sua Enews il fondatore d'Iv - la Repubblica spiega perchè ci sono dei buchi neri nella ricostruzione di Conte sulla strana vicenda dell'agosto-settembre 2019, quando gli esponenti dell'amministrazione americana vennero in Italia alla ricerca di un presunto complotto da me ordito contro il presidente Trump". Per qualche trumpiano, c'entrerebbero persino i rapporti tra l'ex capo del governo italiano e l'ex inquilino della Casa Bianca Barack Obama.

E ancora: "Considero una follia questa ipotesi e ancora più folle mi pare chi gli ha dato credito. Ho chiesto chiarezza all'intelligence italiana. E non lo faccio per me, ma per il decoro delle istituzioni italiane". L'ex premier vorrebbe insomma che la cosa venisse chiarita dagli organi deputati a farlo. Renzi ha commentato la cosa anche via social: "Obama ed io che organizziamo una truffa elettorale ai danni di Trump? Follia pura. Che nel 2019 qualcuno a Roma possa aver dato credito a tale idea mi sembra gravissimo. Auspico che l'intelligence italiana faccia chiarezza nelle sedi opportune", ha scritto su Twitter.

Anche altri esponenti d'Italia Viva stanno dicendo la loro in queste ore. Una tra tutti, l'ex ministro Teresa Bellanova: "Poco dopo essere stata nominata ministra dell'Agricoltura posi il tema a Conte della delega ai servizi. Che ci fossero elementi di opacità a noi era già chiaro. Da capo delegazione avanzai richieste di chiarimenti, ma Conte sfruttó il tema pandemia per non chiarire mai", ha fatto presente.

Un'altra delle ipotesi in campo, che è correlata a quelle che sarebbero state delle indagini sull'origine del cosiddetto Russiagate, riguarda il presunto sostegno politico che Donald Trump avrebbe offerto al capo del MoVimento 5 Stelle in cambio dell'ausilio fornito per chiarire se e cosa avessero messo in piedi i Dem italiani.

Su questo aspetto ha preso posizione la senatrice d'Iv Laura Garavini, così come ripercorso dall'Adnkronos: "Chiediamo a Conte ed al Movimento 5 Stelle - ha dichiarato la renziana - di fare tutta la chiarezza possibile su questa inquietante vicenda. E chiediamo al Pd di non restare anche questa volta in silenzio: Italia Viva aveva chiesto all'inizio della legislatura una commissione di inchiesta per approfondire il Russiagate e le sue conseguenze dirette sulla nostra democrazia, fino ai risultati elettorali con una potente vittoria delle forze antisistema".

Pure l'onorevole Luciano Nobili, altro renziano, ha chiesto al Partito Democratico ed al MoVimento 5 Stelle di esprimersi sulla vicenda: "Avrebbe usato i servizi segreti a scopi personali e politici - ha scritto il deputato riferendosi a Giuseppe Conte - : mantenere a ogni costo la poltrona. Avrebbe barattato il sostegno di Trump al suo Governo con la rivelazione di segreti dalla nostra intelligence. E come se non bastasse messo i nostri servizi, strutture istitituzionali delicatissime a disposizione di un altro Paese per attività ostili contro Matteo Renzi".

Nobili, che lo definisce "Conte-Gate", sostiene che questo "scandalo" non possa essere riposto in un dimenticatoio: "Una commissistione tra attività di intelligence e attività politica del M5s, tra le strutture preposte alla sicurezza nazionale e il destino personale di un uomo e del ruolo che voleva mantenere, a ogni costo.

Siamo stati lungimiranti allora a pretendere che lasciasse la guida diretta dei servizi di intelligence, prima e a mandarlo a casa, poi", ha chiosato.

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