L a sera del trionfo del no ad Atene, Matteo Renzi preferisce evitare i commenti a caldo e affida al ministro degli Esteri Gentiloni e a quello dell'Economia Padoan il compito di esprimere la linea del governo. «Ora è giusto ricominciare a cercare un'intesa. Ma dal labirinto greco non si esce con un'Europa debole e senza crescita», dice Gentiloni. Servono «riforme e investimenti», spiega invece Padoan, perché le «regole condivise» dei popoli europei servono se riescono a far raggiungere un obiettivo: «Il benessere, attraverso crescita economica e occupazione». Insomma, serve «un'Europa della crescita», dicono a Palazzo Chigi. Quanto a Tsipras, ora è indispensabile che la Grecia «si impegni sulle riforme» finora evitate.
Il premier italiano ha atteso i risultati del referendum greco a Roma, a Palazzo Chigi. Attento a mandare messaggi rassicuranti agli italiani, perché «l'Italia è in condizioni diverse rispetto al passato: non siamo più sul banco degli imputati, non siamo più citati come i compagni di sventura della Grecia». Siamo un Paese reso più credibile «perché noi le riforme le abbiamo fatte e le stiamo facendo».
In serata, a vittoria del no ormai chiara, Palazzo Chigi fa sapere che stamattina il premier farà il punto della situazione con il ministro dell'Economia. Viene negato che ci sia allarme per le ripercussioni sull'Italia dai mercati e dallo spread: «Siamo pronti ad assorbire lo choc». Le aste importanti dei titoli di Stato sono state anticipate, e dal governo spiegano che fino a settembre non ci saranno altre collocazioni di peso. E in ogni caso l'ombrello della Bce continuerà a proteggere i «Paesi in regola» come il nostro, come si è visto anche nei giorni scorsi quando lo spread si era improvvisamente rialzato ed è stato prontamente raffreddato. «Una cosa è certa - dice il sottosegretario con delega all'Europa Sandro Gozi, ribadendo il messaggio più urgente da dare per il governo italiano - non c'è e non ci sarà alcun effetto contagio per l'Italia, che è solida e determinata a dare una mano. Da domani la Grecia dovrà di nuovo trattare con le istituzioni europee».
Oggi la Cancelliera Merkel volerà a Parigi per un vertice a due con il presidente francese Hollande: esclusa da questo, l'Italia però non vuol restare a guardare. Così Renzi ha messo bene in chiaro con i partner europei che i tempi del format a due franco-tedesco su questioni di tale rilevanza comunitaria devono finire e ha insistito per la convocazione dell'eurogruppo che si terrà domani pomeriggio.
Dicono a Palazzo Chigi che nei prossimi giorni l'Italia potrà ritagliarsi un ruolo importante tra i principali interlocutori della trattativa che si apre dopo il referendum: «Siamo riusciti a mantenere un asse forte con la Germania, grazie alla credibilità delle nostre riforme, senza chiudere il dialogo con Atene: Tsipras e Renzi hanno continuato a sentirsi spesso, anche negli ultimi giorni, e dal governo greco si è sempre riconosciuto il rapporto di lealtà che abbiamo avuto, pur nelle critiche anche dure alle scelte che loro hanno fatto».
Ma sulle ripercussioni politiche, anche a casa nostra, della vittoria marcata dei no ad Atene Renzi stesso non aveva nascosto nei giorni scorsi le preoccupazioni: «Se vincesse la linea dell'azzardo di Tsipras - era il suo ragionamento - rialzeranno la testa tutti gli estremismi anti-euro e le forze populiste che agitano la bandiera dell'«ochi»: da Podemos in Spagna a Salvini e Grillo qui da noi», rendendo la vita molto più difficile ai governi europeisti e riducendo i loro margini di manovra.
di Laura Cesaretti
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