C' è un Paese che, al di là della minaccia del terrorismo planetario, ha un'economia inceppata e una classe dirigente corrotta. Di essa si scoprono gli altarini solo attraverso un mezzo a sua volta illegale, le intercettazioni che finiscono sui giornali. Un Paese nel quale si chiacchiera molto e si realizza poco. A cominciare dalle riforme inchiodate e via via rinviate da un governo evanescente, privo di solida maggioranza parlamentare, nel quale il giovane leader spadroneggia da vero incontrastato capotribù. Fa e disfa, alle brutte si defila. Quando il gioco si fa duro, preferisce la Playstation : la realtà virtuale, il fantasy narrato grazie al controllo (quasi) assoluto dell'informazione.
Questo Paese non sta in Africa. Un capo sindacale sul piede di guerra, Maurizio Landini, osserva l'orizzonte e dichiara: «Prevedo un autunno piuttosto agitato». Un capo padano che non le manda a dire, Matteo Salvini, chiede di esser ricevuto al Quirinale per esprimere preoccupazioni finora sotto controllo. «Ne è valsa la pena, è stato un incontro interessante. Al presidente Mattarella ho detto che le pensioni e il lavoro sono vere urgenze, non certo la riforma della Rai che diventa Tele-Renzi. Se il premier pensa di andare avanti da solo, salta tutto. Se pensa di fare le riforme con qualche deputato raccattato in tabaccheria, sarà guerra».
Il Paese è in bilico tra realtà e finzione. La notizia vera è un non-detto: il governo non ha più la maggioranza. Prova ne sia l'andamento dei lavori parlamentari, i continui annunci di nuovi fronti che il governo vuole aprire (Rai, unioni civili); temi di distrazione di massa: si butta in caciara per allontanare il redde rationem . Molto intensa è l'attività sottobanco, in tabaccheria per dirla alla Salvini, al mercato di senatori. Intanto Renzi s'è detto disposto a ogni concessione, pur di recuperare i 25 senatori dissenzienti del Pd. E ieri, a sorpresa, nella trincea governativa è sceso addirittura l'ex presidente Napolitano: «Non disfare la tela», il grido di battaglia. Tanto inconsueto, da far sbottare il sempre acuto Calderoli: «Pensavamo che gli autori del ddl di riforma fossero Renzi e Boschi, invece è Napolitano. D'altronde l'assassino torna sempre sul luogo del delitto».
Eppure, di fronte a un'Europa diventata Quarto Reich sarebbero in tanti - Lega compresa - a prendere in considerazione l'idea di poter dare una mano al governo. Se solo non fosse così avulso, così dedito all'autismo. Prova ne siano i commenti rilasciati dal premier in visita a Nairobi (Kenya), secondo un canovaccio che ormai da noi sarebbe fischiato per retorica ed esasperante ripetitività. «L'Italia ha svoltato, ma c'è ancora da fare; siamo un punto di riferimento, non commiseriamoci; il momento è cruciale, di fronte ci sono sfide importanti». La classica citazione di Dante (un « fatti non foste... » davanti agli studenti kenioti che sembrerebbe una mezza gaffe) e un'altra da Steve Jobs de' Noantri : «Siate leader e non follower». Quando gli dicono dei dati Istat che certificano oltre 4 milioni di italiani in povertà assoluta, o non capisce o finge. «Una buona notizia, sarò felice quando vedrò dati di crescita superiori allo 0,1 per cento». Presa per i fondelli, fuga dalla realtà? «Matteo esci da questo Twitter e calati nel Paese reale», gli dicono da Forza Italia (Andrea Mandelli).
Nel frattempo, tra una polemica per l'assemblea Pd concessa a Expo (richiesta un'audizione in Regione del commissario Sala), l'irritazione degli alleati di Ncd per il continuo tira-e-molla sulle unioni civili (il ddl è stato fatto slittare alla prossima settimana), ecco la fedele ancella Boschi riferire alla Camera sulle intercettazioni Renzi-generale Gdf. Proprio il giorno di altre intercettazioni, quelle che inguaiano il sottosegretario De Vincenti, voluto a tutti i costi dal premier al posto di Delrio.
«Nulla di segreto, solo illazioni e fantasy », fa la gnorri la Boschi. La cosa grave, afferma, è piuttosto che «siano state pubblicate: è stata aperta un'inchiesta». Meglio così, madama la marchesa, tutto bene. Poi c'è il rischio di sapere troppo, e magari uno s'incavola pure.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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