Coronavirus

Il reparto Covid di Palermo torna a riempirsi. "Lo Stato ci metta la faccia e imponga il siero"

Il dottor Scicolone: "Molti pazienti avrebbero voluto essere costretti al vaccino. Un ricovero in terapia intensiva ci costa dai 5mila ai 16mila euro al giorno"

Il reparto Covid di Palermo torna a riempirsi. "Lo Stato ci metta la faccia e imponga il siero"

Gli effetti nefasti della Delta sono racchiusi nei letti, tutti occupati, del reparto Covid del Policlinico di Palermo, dove Scichilone Andrea, ordinario di Malattie infettive all'Università di Palermo e direttore dell'Unità di pneumologia dell'ospedale cittadino, invoca l'obbligo vaccinale. «Per convincere gli indecisi lo Stato ci deve mettere la faccia».

Il professore che ha gestito le precedenti ondate, pensa che, a questo punto della campagna vaccinale, l'iniezione forzata sia la strada giusta. «Me lo dicono gli stessi pazienti: avrebbero voluto essere costretti a vaccinarsi, si sarebbero sentiti rassicurati». A nulla valgono le persuasioni televisive, gli appelli di virologi e scienziati. «Anche se sono autorevoli, non sono convincenti spiega il medico Siamo di fronte ad un paradosso, molti mi dicono: se lo Stato mi obbliga, allora è sicuro che il vaccino non mi uccide. E a questo punto della pandemia, rendere obbligatorio il vaccino convincerebbe l'esercito degli indecisi e dei paurosi».

Il medico conosce bene una terra che vanta il più alto numero di contagi da settimane e il più basso numero di iniezioni del paese. Ed è per questo che «bisogna trasmettere in modo rassicurante il concetto della sicurezza dei sieri».

Non a caso sul territorio partirà la campagna con testimonial di ex malati covid e immagini choc di persone intubate con il messaggio: fai la scelta giusta. Ma basterà per fare breccia nella diffidenza? Scichilone scrolla la testa: «Le immagini strazianti possono aiutare, ma la gente ha bisogno di dialogo, persuasione, informazione. Meglio ancora, che qualcuno decida per loro».

Eppure la frase detta dal premier Draghi mesi fa (chi non si vaccina muore) ha scosso molte coscienze. «Quella dichiarazione ha dato una spinta emotiva alla campagna vaccinale. Ma ci sono ancora milioni di persone non immunizzate, per lo più giovani, che possono finire in ospedale. E per noi sanitari è un impegno assistenziale terribile, di usura psicofisica: per un reparto Covid serve il doppio del personale di un reparto normale».

Per non parlare dei costi che sopporta l'intera collettività per colpa di incoscienti. Un paziente in terapia intensiva, a Palermo, può oscillare da 5000 fino a 16mila euro al giorno. Cifre da capogiro. Che bisognerebbe «condividere» con gli ex infettati. Ormai non più fragili o anziani. «La stragrande maggioranza sono 50enni e 40enni non vaccinati. Ho in reparto anche un ragazzo di 25 anni. Negli ultimi tempi arriva anche qualche vaccinato, ma sempre molto anziano: ultra 85enne e con diverse gravi comorbilità. Per questa categoria, con una difesa immunitaria molto bassa, servirebbe, appena possibile, la terza dose».

L'unica consolazione sono le confessioni dei non vaccinati: se tornassero indietro farebbero scelte diverse. Sono pentiti. «Ora che stanno malissimo, chiedono di fare il vaccino racconta il medico - Qualcuno ammette di essere stato uno scemo, altri sostengono di aver prenotato il vaccino dopo le vacanze, altri volevano aspettare ancora. Il sentimento comune è di aver perso un'occasione». Secondo l'esperto c'è molta strada ancora da fare. Il virus dev'essere bloccato e la copertura nazionale dovrebbe arrivare al 90%. «È difficile che l'estensione del green pass possa raggiungere l'obiettivo visto che non blocca la circolazione del virus». E lo pneumologo prevede un autunno «molto impegnativo» anche se rispetto al passato «ci sono strumenti ed esperienza».

Poi lancia un messaggio ai colleghi no vax che si sono emarginati dalla categoria: «Se un medico non crede al vaccino, non crede nella scienza».

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