"Report", tribunale rosso a senso unico

Salvini ultimo bersaglio del programma Rai. Mai una puntata dedicata ai guai di esponenti Pd

"Report", tribunale rosso a senso unico
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Una puntata su Salvini, una su Gasparri, una su Urso (con repliche), una su La Russa e famiglia, più di una sulla Santanchè, una su Brugnaro sindaco (di centrodestra) a Venezia, una sull'assessore della giunta regionale (di centrodestra) in Sicilia, una su Zaia, una pure su Silvio Berlusconi, anche se non c'è più. Report indaga «con inchieste e approfondimenti su politica, economia e società», recita la Rai, ma sulla politica sembra avere una passione particolare per gli esponenti del centrodestra. Le uniche inchieste su leader di sinistra sono state quelle su Matteo Renzi, che però a sinistra è considerato di destra, quindi non va calcolato. E su Roberto Speranza, per la gestione della pandemia, ma insieme ai vertici della Regione Lombardia (centrodestra). Briciole in confronto alle attenzioni dedicate a Lega, Fi e Fdi. Un esponente Pd può accendere serenamente su RaiTre senza temere sorprese, per il centrodestra invece è l'appuntamento domenicale con il tribunale, il giorno in pretura firmato Sigfrido Ranucci, il conduttore wagneriano del programma creato da Milena Gabanelli.

Malgrado il costante stato di allarme da censura di regime, i vertici della Rai «meloniana» non hanno mai messo in forse Report, riconfermato senza dubbi per la stagione e in palinsesto fino a maggio. «Il giornalismo d'inchiesta è nel contratto di servizio della Rai» fanno notare da Viale Mazzini, nel senso che è parte integrante della mission aziendale rispetto al suo azionista pubblico, per cui il programma - insieme ad altri format Rai di inchiesta - resterà finché Ranucci non deciderà di imitare altri protomartiri della sinistra televisiva che hanno traslocato, di loro iniziativa, su altre reti. Neppure dalle file del centrodestra è mai arrivata la richiesta di rimuovere o cancellare il programma (Salvini, dopo la puntata di ieri sulle presunte sciagure legate al Ponte sullo Stretto, si limita alla battuta: «Con tutto rispetto per Report, guardo altro in televisione»). In commissione di Vigilanza, dove è stato convocato Ranucci insieme al responsabile dell'Approfondimento Rai, Paolo Corsini, il programma di RaiTre è però stato accusato di fare un «giornalismo di teorema, con «attacchi politici di matrice ideologica», e un «particolare accanimento nell'ultimo anno», cioè da quando governa la Meloni. L'elenco dei politici di centrodestra attenzionati da Report sembra confermare l'attenzione speciale.

Sotto accusa anche i metodi disinvolti del programma, con le panzane di Baiardo riilanciate e le bufale sui testamenti colombiani del Cavaliere (in onda durante le suppletive a Monza), l'uso di intercettazioni e «pentiti» inquadrati di spalle per raccontare inconfessabili segreti del centrodestra. Nel metodo di lavoro di Ranucci c'è anche il rapporto con i servizi segreti. L'ex 007 Marco Mancini, finito in una puntata di Report per un incontro all'autogrill di Fiano Romano con Matteo Renzi, ha svelato che la soffiata a Ranucci non è arrivata da una oscura prof di Viterbo che passava di lì, ma da una telefonata dall'utenza di Carlo Parolisi, ex dirigente del Sisde. La stessa fonte usata da Report, con voce camuffata, per riconoscere in Mancini l'interlocutore di Renzi in quelle immagini. Una vicenda piena di zone oscure.

Le inchieste di Report non toccano l'opposizione, che anzi le cavalca per attaccare la maggioranza, il M5s chiede «chiarimenti» a Salvini sul Ponte, la sinistra interpella la giunta delle elezioni sulla «compatibilità» del senatore Gasparri. Inchieste senza «valutazioni ideologiche», ma finora a senso unico.

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