Sorpresa, la stampa europea scopre che le sanzioni alla Russia hanno effetti disastrosi sull'economia dell'Unione e dei paesi membri. Un pool di grandi giornali riuniti in un'alleanza (Lena - Leading European Newspaper Alliance - con Repubblica , Die Welt , El Paìs , Le Figaro , Le Soir , Tages-Anzeiger e Tribune de Genève ) ha commissionato uno studio al Wifo, un istituto austriaco per la ricerca economica, dal quale emergono dati preoccupanti sul prezzo che paghiamo per il blocco deciso contro Mosca.
Che cosa dire? Benvenuta grande stampa. Dopo oltre un anno di embargo e tensioni diplomatiche, dopo le pubblicazioni di bollettini Istat, Ice, Eurostat che definivano l'entità del calo degli scambi commerciali con la Russia, ora ci «informano» che in Europa sono a rischio due milioni di posti di lavoro e 100 miliardi di euro nell'export. Grazie, ma molti italiani e soprattutto i nostri lettori ne erano già a conoscenza perché c'era già chi ha pensato di raccogliere e pubblicare i dati di questa caporetto economica.
«Se la situazione non dovesse mutare radicalmente, è prevedibile che le nostre ipotesi più fosche diventino realtà», spiega Oliver Fritz, uno dei ricercatori austriaci. E non sembra che ci siano inversioni di rotta. Nei giorni scorsi gli ambasciatori dell'Unione europea si sono accordati sulla proroga delle sanzioni fino a gennaio 2016, anche se la decisione finale sarà presa lunedì prossimo dal Consiglio dei ministri degli Esteri.
D'altronde che cosa potevamo aspettarci? Vladimir Putin alle sanzioni ha risposto con altre sanzioni, avvisando l'Europa sulle conseguenze di un muro contro muro. E lo scenario paventato dal presidente russo sembra oggi concretizzarsi. Solo in Italia, secondo le stime del Wifo, sono in gioco nel breve periodo 80mila posti di lavoro e oltre 4 miliardi e 140 milioni di euro in valore aggiunto creato dall'export. Una batosta. La scorsa estate, la Russia ha vietato l'importazione di molti prodotti agricoli e alimentari come latte, frutta, verdura, formaggio e carne. Il provvedimento ha colpito duramente molti paesi, l'Italia in primo luogo.
Insomma, queste sanzioni sono un fallimento su tutti i fronti e il prezzo più pesante dovremo ancora pagarlo.
I russi ci hanno infatti sostituito con altri fornitori, come Turchia, Tunisia, Cina, Brasile eccetera, ma stanno anche investendo per realizzae in casa i prodotti soggetti a sanzioni, con gli ortofrutticoli in prima linea. Sapete questo che cosa significa? Che quando finirà l'embargo non avranno più bisogno dei nostri prodotti.
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