Banche, la resa del Pd renziano: commissione d'inchiesta

I dem si piegano alla richiesta di Forza Italia e danno il via libera all'indagine parlamentare

Banche, la resa del Pd renziano: commissione d'inchiesta

Un patto del Nazareno in versione bancaria. Si può definire così il voto bipartisan della Camera sulla creazione di una commissione d'inchiesta sulle banche. L'Aula di Montecitorio ieri ha infatti approvato, con il sì di tutti i gruppi, la mozione presentata da Forza Italia nella parte in cui «impegna se stessa e i propri organi, ciascuno per le proprie competenze, a deliberare l'istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sullo stato del sistema bancario italiano e sui casi di crisi verificatisi dal primo gennaio 1999», anno di introduzione degli strumenti finanziari denominati in euro. Successivamente è giunto anche il sì all'analoga mozione presentata da Pd e Ap.

«Il voto di Montecitorio rappresenta un momento storico per questa legislatura», ha commentato il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, rimarcando la «vittoria di Forza Italia, della democrazia, dei cittadini del nostro Paese». I toni enfatici sono giustificati dal fatto che la proposta azzurra risale a dicembre 2015, ai tempi della risoluzione delle quattro banche locali (Etruria, Marche, CariFerrara e CariChieti) ma, mentre fino a pochi giorni fa l'ipotesi incontrava il ferreo diniego del Pd renziano, ieri è stato l'alter ego del segretario dem, Lorenzo Guerini, a dare il sostanziale via libera al progetto, mentre il viceministro dell'Economia, Pier Paolo Baretta, ha dichiarato che il governo avrebbe sostanzialmente rispettato la volontà dei deputati.

«Ora - ha concluso Brunetta - ci auguriamo che la presidenza della Commissione venga data ad un esponente dell'opposizione e che si lavori con celerità e trasparenza per determinare al più presto le responsabilità a tutti i livelli». Questo clima bipartisan si origina sicuramente dalla necessità per la maggioranza di avere Forza Italia al fianco sia nell'approvazione del decreto salvarisparmio e, soprattutto, sulla definizione della legge elettorale. Per il partito di Silvio Berlusconi, comunque, tale stato di cose certifica la ritrovata centralità nel quadro politico italiano, al di là poi della complessità delle relazioni all'interno del centrodestra.

E proprio il decreto varato poco prima di Natale dal governo Gentiloni per salvare il Monte dei Paschi è stato al centro dei lavori della commissione Finanze del Senato dove ha trovato il via libera un'altra richiesta del centrodestra: la pubblicazione dei nomi dei grandi debitori della banca. Il presidente dell'organo parlamentare, il pd Mauro Maria Marino, ha dichiarato che se nel corso delle audizioni il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, si presenterà con un testo che consenta di emendare il ddl inserendovi la pubblicazione dei primi 100 debitori delle banche oggetto di ricapitalizzazione preventiva, sarà preso in considerazione. Si tratta proprio dell'emendamento annunciato dal capogruppo azzurro al Senato, Paolo Romani.

Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha infine incontrato ieri a Roma l'ad di Mps Marco Morelli e il presidente dell'istituto Alessandro Falciai. Tra i punti affrontati in vista della definizione del nuovo piano industriale che sarà presentato «nelle prossime settimane alla Bce e alla Commissione europea» anche lo smaltimento delle sofferenze.

Morelli avrebbe detto che sono attuabili diverse strade: svalutazione, mantenimento in portafoglio, cessione, separazione attraverso un veicolo, come una bad bank. Quest'ultima, però potrebbe essere bocciata dall'Unione europea.

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