Guerra in Ucraina

Ma resta l'arma definitiva: embargo sull'energia russa

L'Ucraina chiede il black out all'Europa. L'Ocse: "La guerra costerà 1,5 punti di Pil"

Ma resta l'arma definitiva: embargo sull'energia russa

L'istituzione di una no fly zone non è un'opzione praticabile, ma l'Europa deve proteggere il popolo ucraino facendo ancora più male a Mosca sotto il profilo economico. In un solo modo: oltrepassando la linea rossa che finora ha risparmiato dalle sanzioni petrolio e gas russi. Oleksij Reznikov, ministro della Difesa ucraina, non usa perifrasi davanti all'Europarlamento. Ricorda: «Sono esseri umani, stanno cercando di sfuggire a una guerra terribile». Non supplica, chiede: «Noi li possiamo aiutare con un embargo rigorosissimo sull'energia russa, sul petrolio, sul gas, sul carburante, sul cherosene, su tutto». Un black out totale per colpire un Paese già sull'orlo del fallimento.

Resta da vedere se il Vecchio continente rinuncerà ad approvvigionarsi dalle big dell'energia legate a filo doppio col Cremlino. La dipendenza dall'olio e dal metano che arrivano da Oriente impone cautela. A tal proposito, il Cancelliere tedesco Olaf Scholz va al cuore del problema: «Trovare alternative al gas russo non è cosa che si risolve in una notte». Nell'immediato non c'è allarme, poiché il livello delle scorte di metano permette di superare l'inverno. Ma poi? La capacità di importazione di gas dell'Italia è «molto flessibile», spiega l'amministratore delegato di Snam Marco Alverà, anche se dalla Russia è arrivato il 38% dei 75,8 miliardi di metri cubi di metano immessi nella rete nel 2021. Con l'avanzare dei carri armati russi, l'Europa deve decidere se rinnovare con Gazprom accordi per un flusso di 15 milioni di metri cubi di gas l'anno. E guarda alla Turchia, dove si fermano 6 miliardi di metri cubi di metano azero l'anno, valuta gasdotti alternativi per convogliare il gas del giacimento di Shah Deniz, in Azerbaigian, e punta alle enormi riserve del «Leviatano», al largo delle acque di Israele.

Di sicuro, il conflitto in corso peserà sull'economia globale anche a causa dei rincari energetici. L'Ocse stima che la guerra potrebbe costare alla crescita mondiale un punto percentuale. L'Eurozona soffrirà di più con un taglio di un punto e mezzo di Pil, da sottrarre al +4,3% previsto lo scorso dicembre. Un rallentamento che sarà più pronunciato in caso di prolungamento della guerra. Così, a distanza di una sola settimana, la Bce ripiega le ali da falco. L'aggressione russa dell'Ucraina ha «portato l'economia europea in un territorio sconosciuto» e perciò «siamo pronti a far marcia indietro sui piani di riduzione degli stimoli, se fosse necessario», ha detto ieri la presidente dell'Eurotower, Christine Lagarde. Di più: «Possibile che si mettano in campo nuovi strumenti per assicurare la trasmissione della politica monetaria». Tradotto: meccanismi di protezione degli spread in caso di tensioni finanziarie provocati da un eventuale restringimento delle maglie monetarie.

Quanto ai prezzi al consumo, Francoforte non esclude ora che possano balzare al 7% quest'anno e ritiene improbabile il ritorno ai bassi livelli di inflazione pre-pandemia. Ma il carovita non era un fenomeno transitorio?

Commenti