"Resto a Odessa, devo salvare gli italiani. Telefono a tutti e invio medicinali"

L'ambasciatore della Farnesina cura l'evacuazione dei connazionali. "Ho un figlio autistico, eppure la mia famiglia è qui al mio fianco"

"Resto a Odessa, devo salvare gli italiani. Telefono a tutti e invio medicinali"

Quattro allarmi la notte scorsa, due ieri mattina. «La notte non si dorme più» dice Attilio Malliani, ambasciatore di Odessa, da 20 anni in Ucraina, responsabile dell'evacuazione degli italiani, un'ottantina in tutto, bloccati nel Sud del Paese. «Ma prima di terminare il mio incarico devo mandare a casa anche l'ultimo italiano rimasto. È un dovere prioritario».

Ambasciatore è verosimile che anche Odessa venga bombardata?

«Molti lasciano presagire anche questa opzione senza però escludere che ci sia compromesso prima del disastro».

Ma è possibile che gli abitanti possano resistere all'attacco?

«Questa gente difenderà fino all'ultimo le proprie case e la propria terra. Qui combatte un popolo eroico, la città è russofona, non russofila: parlare russo non significa stare con Putin».

Lei non ha paura per la sua famiglia?

«Ho una moglie ucraina e tre figli di 28, 17 e 15 anni, uno è autistico e soffre molto in questa situazione, ma tutti hanno deciso di restarmi accanto».

E che fine faranno gli italiani?

«In Ucraina attualmente sono meno di 400, al Sud ne sono rimasti 80. Sono nuclei familiari con bambini in tenera età, di due o tre anni. Purtroppo molti hanno disatteso l'invito della Farnesina a tornare in Italia in momenti più fattibili. Ora è più complicato».

Riesce a restare in contatto?

«Li chiamo ogni giorno, faccio sentire la mia presenza per un sostegno morale. Li informo sugli sviluppi, mi coordino con l'Unità di crisi della Farnesina. Ho anche inviato ad alcuni medicine per la pressione e il cuore, ma le poste locali ricevono i pacchi che non riescono a consegnare».

Ha un'idea su quando potranno partire?

«Appena ci sarà un corridoio umanitario coordinato dalla Croce rossa ucraina. Ci sono italiani anche a Myikolaiv, che dista 120 km da Odessa ed è il suo baluardo di difesa. La resistenza ucraina per ora regge e impedisce l'avanzata delle truppe russe».

Però le bombe sono state sganciate vicino alla città.

«A Ovest i russi hanno bombardato e colpito obiettivi strategici ma anche una casa con civili per fortuna solo feriti».

È pessimista sulla durata di questa guerra?

«Sono testimone di un'immane tragedia, ma ho fiducia nella diplomazia internazionale e confido nella grande opera di mediazione italiana. Mi auguro in una veloce risoluzione del conflitto, sembra si stiano facendo grandi passi avanti».

Cosa glielo fa pensare?

«Si è accantonato il termine ultimatum, si è fatto largo il dialogo. Lo stesso Lavrov sostiene che si avvicina una fase di adesione al compromesso. Ci sono spiragli».

Qual è il nodo più delicato da sciogliere?

«Quello della piena neutralità Ucraina. Ritengo che sia fattibile purché ci sia un accordo siglato anche dalle autorità internazionali di Onu e Ue».

Ucraina mai nella Nato e anche mai nella Ue?

«Zelensky ha già affermato che il Paese non entrerà mai nella Nato anche se è già molto vicina ai dogmi e ai canoni di un Paese Ue. Oggi in Ucraina convivono 130 nazionalità diverse in serenità ma in questo momento, più che parlare di annessioni, si deve parlare di pace».

Sarebbe possibile che i russi limitassero le mire espansionistiche solo al Donbass?

«I russi hanno conquistato il tratto di mare d'Azov per favorire la Crimea che ha vissuto una gravissima crisi idrica e, dopo le ultime operazioni, militari i russi hanno riempito i canali di irrigazione. Ma nessun stratega è in grado di capire dove vuole arrivare Putin».

Putin potrà mettere fine al conflitto senza essere umiliato?

«Per entrambe le parti, il conflitto sta diventando una tragedia e c'è il rischio di un'evoluzione del conflitto in corso».

Cioè di una guerra mondiale?

«Un missile o una bomba caduto al confine europeo può innescare un conflitto globale».

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