Cronaca locale

Riù libero? Così uccidete il gorilla "triste"

Una petizione animalista lo mette in pericolo. Nel nome della retorica

Riù libero? Così uccidete il gorilla "triste"

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Riù libero? Così uccidete il gorilla "triste"

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In relazione all’articolo “Riù libero? Così uccidete il gorilla triste” pubblicato in data 16 gennaio a firma Massimiliano Parente, si precisa quanto segue. Riù, catturato in Africa nel 1975 quando era un cucciolo, è rinchiuso da circa cinquant’anni, dunque da tutta la sua vita. Riù, dunque, è un gorilla anziano e per lui stiamo cercando, come si può inequivocabilmente evincere dalla petizione “Salviamo il gorilla triste”, un rifugio o “santuario” o area protetta disponibile ad accoglierlo. Dunque, nessuno vuole “liberarlo in natura”: siamo animalisti. E noi gli animali li difendiamo, non li uccidiamo.

Katia Ruggiero

(Referente Meta Parma)

Sono un frequentatore di zoo, soprattutto del Bioparco di Roma, dove vado spesso a trovare i miei cugini scimpanzé e grazie a un mio appello sul Giornale anni fa riuscii a sbloccare la burocrazia romana per la costruzione di un habitat più grande per gli orango, motivo per cui ho una tessera onoraria e entro gratis. Ora leggo di un altro appello degli animalisti di Meta Pharma, e contro lo zoo di Fasano: riguarda Riù, un gorilla di 47 anni, che gli animalisti vorrebbero fosse liberato, «perché è triste, vecchio e stanco».

Spesso gli animalisti hanno poche idee ma confuse. È vero quando dicono che «Ryu è un primate, un individuo», perché è una delle grandi scimmie antropomorfe a cui apparteniamo anche noi (il nostro antenato in comune con i gorilla si è estinto solo 10 milioni di anni fa). Ma poi scatta la retorica animalista, per la quale tutti gli animali sono uguali (tranne gli animalisti, che non sanno di essere animali), e dicono: «Crediamo possa definirsi vita, vivere rinchiusi in uno zoo? Riù è rinchiuso da troppi anni, è anziano, ha diritto a vivere i suoi ultimi anni, mesi o giorni fuori da quello zoo, glielo dobbiamo». Eh?

Non è che ci voglia molto a capire che un gorilla che ha vissuto per 47 anni in uno zoo lasciato libero morirebbe dopo pochi giorni. Di fame, di sete, ucciso da un altro gorilla. Sul fatto che sia triste (come lo hanno chiamato, «il gorilla triste») vi rimando a un bellissimo libro del neuroetologo Giorgio Vallortigara, Piccoli equivoci tra noi animali (Zanichelli), quegli equivoci che ci fanno vedere il delfino felice (la sua espressione è bloccata così, non è che sorridono) e il gorilla triste perché ha la faccia ingrugnita da gorilla.

Avrei anche da ridire che i primati negli zoo stiano male, è la retorica della natura bella e buona, e della libertà, come se noi scimmie umane fossimo davvero libere. Spesso un essere umano fa un lavoro che non gli piace, passa da un ufficio alla casa, fa figli, invecchia e muore. Riù ha un habitat di 600 metri quadri, alberi, tronchi, piscina con cascata, un prato verde piantumato con essenze speciali, pranzi e cene prelibate e la migliore assistenza medica. Io la vorrei, una vita così, proprio perché Riù è un primate come me: se a Fasano mi prendono mi ci trasferisco, con Riù.

Gli animalisti no, vogliono ucciderlo scaraventando un vecchio nella lotta per la sopravvivenza.

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