Si rinnova il fronte tra Francia e Germania. Dopo il trattato di Aquisgrana, i due Paesi tornano a saldare il legame che punta a trasformare l'Europa e la zona Euro. La nuova proposta prevede di sostenere gli stati membri dell'Ue creando una sorta di bilancio autonomo: il fondo dovrebbe finanziare alcune riforme nazionali, ma solo quelle indicate nelle raccomandazioni della Commissione, oltre ai progetti di investimento legati al Semestre europeo.
Il documento di quattro pagine, rivelato dall'Agi, nasconde però anche le insidie di questo ennesimo patto Berlino-Parigi. Un accordo che avvicina le due capitali e sembra allontanarle sempre più da Roma. Il titolo del dossier è "Strumento di bilancio della zona euro: possibile vie da seguire dopo il Summit di dicembre 2018" e l'obiettivo franco-tedesco è quello di fare ulteriori passi "nella direzione di una più solida unione monetaria". In questa ottica, secondo Parigi e Berlino "gli stessi Stati membri devono far scendere i livelli di debito pubblico per creare margini per assorbire gli shock".
Parigi e Berlino riconoscono che le decisioni adottate in questi anni nell'area euro hanno rafforzato la stabilità, ma chiedono ancora più compiti per raggiungere ""un più alto livello di convergenza e competitività". In questa ottica, scrivono, "è interesse della zona euro nel suo insieme sostenere gli sforzi nazionali di riforma". Ecco perché "uno strumento di bilancio della zona euro come parte del bilancio Ue dovrebbe sostenere le riforme nazionali che sono state identificate nel semestre europeo".
Il fondo dell'eurozona, inoltre, nell'idea franco-tedesca dovrebbe finanziare "progetti di investimento o programmi pubblici di investimento in aree identificate dal Semestre europeo", ovviamente meglio se "legate a queste riforme". Il tutto per aumentare il potenziale di crescita, la competitività e la convergenza dei Paesi che divergono.
Il problema è che, per ottenere i fondi, dunque, i Paesi dovranno eseguire le raccomandazioni arrivate da Bruxelles, altrimenti non se ne farà nulla. Senza contare che non vi potrà accedere neppure chi non rispetta "una prudente politica finanziaria e dei conti pubblici".
Il
finanziamento del fondo dovrebbe arrivare da "contributi regolari sulla base di accordi intergovernativi" oltre che, scrive Repubblica, dal budget dell'Ue e dai fondi di investimento già previsti dal piano Juncker.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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