Giorgia Meloni, Ignazio La Russa, Francesco Storace, Altero Matteoli e Maurizio Gasparri. Sono solo alcuni degli esponenti della destra italiana presenti oggi alla Camera per l'atto conclusivo del Centenario dalla nascita di Giorgio Almirante, fondatore del Movimento Sociale Italiano. Personalità politiche che ora militano in partiti diversi ma che si sono ritrovati per commemorare l'ex segretario in un convegno organizzato dalla Fondazione Alleanza nazionale e dalla Fondazione Giorgio Almirante. Ad ascoltare i saluti del Presidente della Repubblica e di Silvio Berlusconi erano presenti anche l'ex pugile Nino Benvenuti e l'attore Lando Buzzanca, oltre ovviamente alla moglie Donna Assunta Almirante.
Per Mattarella, Almirante "negli anni più difficili della storia repubblicana,egli seppe comprendere l'importanza del dialogo politico e del confronto patlamentare, favorendo con il suo carisma, pur di fronte a spinte radicali presenti nella sua area, una progressiva inclusione dell'elettorato ispirato ai valori della destra". Berlusconi, invece, pur evidenziando una provenienza politico-culturale diversa da quella di Almirante, ha ammesso che "anche a lui si deve il fatto che -purtroppo solo dopo la sua scomparsa - sia stato possibile costruire in Italia un centro-destra unito e vincente".
E proprio l'eredità politica di Almirante è stata al centro del dibattito tra tre giornalisti che si sono formati proprio dentro il Secolo d'Italia: Enzo Iacopino, presidente dell'Ordine dei giornalisti, Marcello Veneziani e Pietrangelo Buttafuoco. Proprio l'editorialista del Fatto Quotidiano ha rimarcato il modo che Almirante aveva di raccontare "realtà vivificante" che aveva al centro di tutto l'amore per la patria, per il tricolore. Per Buttafuoco l'ideale dell'onestà incarnato in Almirante si ripercuoteva anche in tutto il partito tanto che "Camilleri - racconta il giornalista - nei suoi romanzi quando deve descrivere l'oneste del paese gli attribuisce sempre il ruolo del segretario del Msi del paese". Un'ideale di moralità che però, come ricorda Iacopino, non sempre si è riscontrato quando la destra è andata al governo:" Abbiamo vinto più volte un biglietto vincente. Ci siamo comportati bene quando abbiamo avuto questa chance? Sinceramente direi di no". Ma più che agli scandali, la fine della destra viena attribuita a Gianfranco Fini che Buttafuoco definisce "l'unico errore" di Almirante. E a tal proposito Iacopino ha ricordato un suo episodio personale. Quando la destra andò al governo ed ebbe la possibilità di fare le nomine in Rai, Fini gli chiese un parere su chi proporre e Iacopino gli consigliò di saltare una generazione e di lasciar spazio alle nuove leve. Consiglio del tutto inascoltato, a dimostrazione di come prevalse il desiderio di una poltrona. Veneziani, invece, si è soffermato sul futuro della destra che molti liberali vorrebbero "moderna, europea e moderata". Una destra che rispecchi l'idea di un partito liberale di massa ma che in Italia è stata sempre minoritaria.
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