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Da Richard Gere alla Merkel. Open Arms arruola le star per far condannare Salvini

Pure Richard Gere salì a bordo della Open Arms. Pure lui si diede da fare, comprando frutta e verdura per i migranti stipati sulla nave dell'ong spagnola.

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Pure Richard Gere salì a bordo della Open Arms. Pure lui si diede da fare, comprando frutta e verdura per i migranti stipati sulla nave dell'ong spagnola. E in qualche modo si schierò nella grande disputa internazionale sul destino dell'imbarcazione bloccata nel Mediterraneo in attesa di un porto sicuro.

È giorno di udienza a Palermo, al processo in cui il vicepremier Matteo Salvini è imputato di sequestro di persona e rifiuto d'atto d'ufficio. E si capisce che al di là delle schermaglie con le autorità italiane e in particolare con il leader della Lega, allora ministro dell'interno, l'ong sviluppò una grande campagna di mobilitazione internazionale per forzare la mano. A raccontarlo è Oscar Camps, il fondatore di Open Arms, che parla come teste in aula e spiega di aver scritto non una ma due lettere ad Angela Merkel, oltre ad aver portato a bordo il celebre attore americano. Siamo nell'agosto 2019: Gere, venuto a conoscenza delle difficili condizioni a bordo, «mi ha chiamato per chiedermi cosa poteva fare, gli ho detto di vederci insieme a Fiumicino e di andare insieme a Lampedusa». Lui «si occupò di comprare frutta e verdura e abbiamo affittato un'imbarcazione per portare quello che avevamo acquistato».

Richard Gere ma non solo. Oscar Camps si rivolge in quell'estate drammatica ad Angela Merkel: «Abbiamo ricevuto il decreto dell'autorità di Roma che ci vietava il nostro ingresso in acque italiane. Da Barcellona sono andato a Roma il 4 agosto per vedere il team legale e dare incarico di opporsi». Mosse e contromosse di una guerra di nervi con il ministro dell'interno. Poi il 7 agosto Camps si vede con l'ambasciatore tedesco a Madrid e chiama in causa la più potente signora della politica europea: «Abbiamo parlato e gli ho consegnato una richiesta per Angela Merkel nella quale chiedevo un intervento della Commissione europea per favorire la collaborazione e parlare dell'atto che impediva di entrare in un Paese europeo che non ritenevamo giusto né legale». Il testo descrive un quadro drammatico, al limite della resistenza: «La Open Arms naviga nel Mediterraneo da 5 giorni, abbiamo 121 persone che abbiamo soccorso, 30 sono minorenni. La situazione è precaria perché diversi adulti e bambini hanno urgente bisogno di cure mediche. Abbiamo diverse richieste formali per i porti sicuri più vicini, Malta e Italia. Tuttavia le nostre innumerevoli domande sono state respinte. Abbiamo esaurito tutte le opzioni usuali e legali per garantire un arrivo sicuro». Il messaggio arriva a destinazione: «La Merkel ci ha risposto che stava lavorando su questo argomento e che sarebbero intervenuti nella riunione del Parlamento europeo». Il 16 agosto, Camps si rivolge di nuovo alla Cancelliera: «In questi giorni siamo stati costretti ad effettuare sei evacuazioni sanitarie, e nonostante abbiamo informato le autorità sanitarie, la situazione è progressivamente peggiorata». Insomma, Camps mostra una rete di relazioni impressionanti e oggi tutta una galleria di illustri personaggi viene evocata per arrivare alla condanna di Salvini. Il ministro delle infrastrutture ribatte così: «La ong veniva assistita in tutti i modi, con continue telefonate dall'Italia, potendo contattare perfino personaggi del calibro di Angela Merkel e Richard Gere».

Tutti in prima linea o interpellati per mettere in difficoltà Salvini. D'altra parte - è la conclusione del vicepremier - «l'obiettivo era sbarcare solo in Italia.

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