Cronache

"Il riconoscimento Usa è fondamentale La Cina non è un partner strategico"

Il presidente Aiad: siamo leader, questa è una lezione anche per l'Europa

"Il riconoscimento Usa è fondamentale La Cina non è un partner strategico"

«Questo contratto con gli Usa è un segnale molto importante. È la vittoria della tecnologia e dell'ingegneria italiana, la vittoria dell'esperienza dell'amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono ed è, infine, la vittoria di una visione di Trump molto aperta nei confronti dell'Italia. È una vittoria complessiva. Fa capire che noi con gli Usa abbiamo potenzialità che altri non hanno». Così Guido Crosetto, presidente di Aiad (l'associazione delle aziende del settore Difesa), spiega il contratto vinto da Fincantieri per la costruzione di un'unità lanciamissili capofila di una nuova generazione di fregate della Marina militare statunitense.

«È un caso unico - sostiene Crosetto in questa intervista a il Giornale che Washington dia ad un azienda non americana il ruolo di prime contractor nella costruzione di una nave militare fondamentale per la sua Marina e le sue forze armate».

Nei Cinque Stelle s'invitava a guardare alla Cina

«Ritengo che nessuno, anche nell'attuale governo, pensi che l'Alleanza Atlantica si possa smantellare. O troviamo nell'Alleanza Atlantica un nostro ruolo nel mondo o il nostro ruolo sarà sempre subalterno, da qualunque altra parte andiamo».

L'avvicinamento alla Cina dei Cinque Stelle non è stato di poco conto...

«C'è stato con il via libera al progetto della Via della Seta. Ma mi pare che con il tempo ci si sia ricreduti e si consideri la Cina un partner importante, ma non strategico».

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ne è stato un fautore...

«Lo è stato. Ma alla fine il Ministero degli Esteri si è schierato molto a supporto dell'azienda italiana. Ricordiamocelo anche volendo l'Italia non potrebbe mai vendere qualcosa del genere alla Cina. Se domani la Cina chiedesse prodotti militari a Leonardo o a Fincantieri non potremmo darglieli. Come non possiamo venderli all'Iran o alla Russia. Alla Cina possiamo vendere formaggio o vestiti, ma quello che è militare non può essere oggetto neppure di trattativa».

È un messaggio politico ingannevole?

«La Cina può rappresentare il futuro dei rapporti con l'Occidente. Non c'è alcun futuro in un rapporto esclusivo Italia-Cina. Faremmo la fine dei paesi africani soggiogati da Pechino».

Tanta politica italiana invita a guardare all'Europa e non a Trump.

«Direi che mentre gli Usa dimostrano una volta di più la loro vicinanza all'Italia i partner europei si rivelano tutt'altro che vicini».

Il «niet» di Macron a Fincantieri è paradigmatico.

«Esatto. La chiusura francese all'acquisto dei cantieri di Saint Nazaire non è stato rispettoso nei confronti di un alleato europeo».

La Marina Usa sarebbe al centro di uno scontro con Pechino. Chiamare l'industria italiana a svolgere un ruolo in quel settore è un altro segnale politico...

«È un segnale straordinario. Che gli americani ci riconoscano una tecnologia e un'ingegneria superiore in un campo come la Difesa è un segnale senza uguali. È un riconoscimento all'ingegneria italiana e al lavoro delle persone e della guida di Fincantieri».

Invece veniamo marginalizzati e snobbati dall'Europa

«Francia e Germania si sono coalizzate per mettere in difficoltà un'industria della Difesa italiana terza in Europa e loro principale concorrente. Il giorno in cui non ci fosse più l'Italia, l'Europa dovrebbe contare solo su quella franco-tedesca. Siamo un granello di sabbia che non fa girare gli ingranaggi di un'industria europea pensata per far crescere con i soldi di tutti, compresi quelli italiani, solo le aziende di Berlino e Parigi. Approfitteranno della crisi per aumentare gli investimenti e tentare di escluderci. Per questo è fondamentale il segnale americano.

Fa capire che certe industrie e aziende non si possono uccidere neppure con la crisi».

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