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Il riflesso pavloviano della sinistra

Il riflesso pavloviano della sinistra

Non c'è nulla da fare, non cambieranno mai. È un riflesso pavloviano. Mentre infuriano i lanci di razzi e i raid aerei, che hanno riacceso il conflitto israelo-palestinese, la sinistra italiana non riesce più a distinguere tra aggressore e aggredito e non nasconde di tifare per Hamas. Sì, proprio Hamas, l'organizzazione che propugna il terrorismo e che per prima ha premuto il bottone della guerra. Basta ipocrisie, è inutile celarlo, a Gaza sono loro a regnare sui palestinesi e sul loro destino. Ma i «compagni» di casa nostra fanno finta niente. Durante la prima rovente giornata di tensione hanno tenuto un basso profilo, manifestando una solidarietà non genuina a Israele, dopo che era stata bombardata con 400 razzi. Ma quando lo Stato ebraico ha deciso legittimamente di reagire, apriti cielo. I centri sociali e gli attivisti di estrema sinistra sono scesi in piazza per gridare il loro odio contro Israele e per fare il contraltare alle precedenti manifestazioni pro Gerusalemme. L'altro ieri a Milano hanno dato fuoco alla bandiera israeliana mentre davanti al Duomo echeggiava il grido «Allah akbar». E un po' alla volta anche la sinistra in pantofole ha deciso di venire allo scoperto. Enrico Letta (nella foto), leader del Pd, chiede all'Europa di fermare la «over reaction di Israele, che va assolutamente oltre la legittima difesa». E che dire di Paolo Cento di Sinistra Italiana? Prima, furbescamente, afferma che «lo Stato d'Israele deve essere salvaguardato», poi conclude dimostrando davvero da che parte sta: «Siamo di fronte a una guerra asimmetrica, i palestinesi sono vittime di un attacco e in quanto tale non si può essere equidistanti». Ma chi riesce a superare ogni limite di pudore è il Comitato centrale della Fiom-Cgil che denuncia «la condotta delle autorità israeliane che stanno trascinando la Palestina in una nuova guerra». Ma le ostilità non le hanno aperte i palestinesi, lanciando 400 razzi sui centri abitati israeliani? Cosa si aspettano Letta e compagni, che Israele non reagisca e che lasci colpire impunemente la propria gente e la propria terra? Hamas ha fatto bene i suoi calcoli, sapendo che la risposta dello Stato ebraico sarebbe stata terribile e confidando nella reazione delle belle anime radical chic. Ora i palestinesi di Hamas possono passare per vittime, non solo perché le forze armate israeliane colpiscono duramente per fermare i loro attacchi, ma perché c'è chi, ancora oggi, non ha l'onestà di dire che con le loro azioni hanno scatenato un conflitto. Certamente la guerra sul campo la perderanno, ma quella della propaganda, invece, riescono a vincerla spesso. D'altronde, hanno quinte colonne in ogni dove e l'antisemitismo è diventato un loro potente alleato. Per fortuna c'è ancora qualcuno che non nasconde la solidarietà a Israele, unico Paese democratico in Medio Oriente. Come il leader austriaco Sebastian Kurz, che ieri ha issato la bandiera israeliana sul tetto della cancelleria a Vienna.

Un gesto encomiabile, che sottoscriviamo.

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