L'ennesima riunione su Zoom. Oggi alle 18 e 30 per spiegare perché la riforma Cartabia «non è la nostra riforma ma l'abbiamo migliorata». Il neo leader Giuseppe Conte ripeterà queste parole ai deputati e ai senatori che si collegheranno per l'assemblea congiunta, convocata nella prima domenica di agosto per discutere di giustizia. Conte si spenderà per rivendicare i risultati raggiunti dopo la mediazione con il premier Mario Draghi e la Guardasigilli Marta Cartabia. Ma saranno parole rivolte più che altro all'esterno. Ai cronisti e agli attivisti che seguiranno le notizie sul confronto. Con lo scopo di costruire una vittoria mediatica sulla prescrizione. L'avvocato si rivolgerà al di fuori dei gruppi parlamentari, anche perché moltissimi deputati e senatori pretendono altre spiegazioni dal nuovo presidente. Vogliono lumi sul motivo per cui si stava rischiando l'astensione in Consiglio dei ministri - con conseguenti tensioni nel governo - più che rivendicazioni sul contributo del M5s per il miglioramento del testo.
Insomma, la realtà è che solo pochissimi parlamentari brigavano per la crisi. Poche ore prima della chiusura dell'accordo, una fonte grillina di primo piano confidava al Giornale che «in pochi capirebbero una crisi sulla giustizia». Per poi aggiungere: «Stiamo creando il caos nel governo su dettagli che non interessano a nessuno». Solo qualche eletto potrebbe chiedere una votazione online sull'accordo, ma è una strada complicata.
Ora veniamo ai numeri in vista del voto di fiducia. Nella peggiore degli ipotesi potrebbero sfuggire i voti di quattro-cinque parlamentari. I dissidenti probabilmente non si presenterebbero in Aula anziché votare no. Un parlamentare governista però è ancora più tranquillo. «La fiducia la voteranno tutti - spiega - magari qualcuno non si farà vedere e non voterà il voto finale del provvedimento, ma la fiducia la votano tutti». L'aria poco battagliera che si respira nella truppa in Parlamento preoccupa Conte. Il leader teme di avere le armi spuntate ogni qual volta gli si presenterà l'occasione di far ballare la rumba a Draghi, magari in autunno, a semestre bianco iniziato da poco. Un condottiero senza esercito, impensierito anche dai numeri delle consultazioni online che segneranno l'avvio ufficiale del nuovo corso del Movimento.
Lunedì e martedì gli iscritti voteranno sullo Statuto, nei giorni successivi sulla leadership di Conte. Ed è chiaro che un'affluenza bassa su SkyVote esporrebbe subito il presidente del M5s a una serie di critiche. Non è escluso che l'assemblea su Zoom si infiammi sulla guerra delle veline andata in scena venerdì tra gli staff di Conte e Luigi Di Maio. Rocco Casalino, ex portavoce di Conte, smentisce che l'agenzia contro Di Maio e il suo entourage sia partita da lui. Quindi annuncia querela contro Dagospia, che aveva pubblicato la ricostruzione.
Intanto la riforma della giustizia arriva oggi nell'Aula della Camera per la discussione. «Ai pm rispondo nessuna impunità - difende il testo la ministra Cartabia in un'intervista a Repubblica - l'impunità è nei processi senza fine». Continua la dialettica politica. Fonti del Pd rispondendo al leader leghista Matteo Salvini, che aveva accusato il segretario Enrico Letta di voler sabotare Draghi, dicono «noi tutti abbiamo dato un contributo a migliorare la riforma della giustizia».
Leu, con la
capogruppo in Senato Loredana De Petris, rilancia: «C'è ancora tempo per correggere in Aula il limite più grave della riforma della giustizia. Il reato di disastro ambientale deve essere escluso dal rischio di improcedibilità».
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