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Riforma Csm, eliminato il sorteggio dei collegi: accordo nella maggioranza

La maggioranza alla Camera si è accordata per stralciare dalla riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm il sorteggio dei collegi. Si torna al testo Cartabia con un emendamento

Riforma Csm, eliminato il sorteggio dei collegi: accordo nella maggioranza

Maggioranza e governo fanno dietrofront: il sorteggio dei collegi per l'elezione del Consiglio Superiore della Magistratura sfuma. Alla Camera si è infatti trovato un accordo, in sede di Comitato dei nove, per togliere dalla riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm il suddetto provvedimento, che già nelle scorse settimane era stato oggetto di valutazioni e divergenze da parte dei partiti. L'emendamento sarà portato in Aula dopo l'odierno raggiungimento di una sua sostanziale condivisione da parte di Pd, M5s, FI e Lega. Lo hanno riferito ai cronisti i membri del Comitato dei nove, e il relatore pentastellato Eugenio Saitta.

"In commissione abbiamo parlato a lungo del sorteggio dei collegi. Nelle dichiarazioni sul mandato al reatore in commissione avevamo detto che non eravamo favorevoli al sorteggio perché rischiava di favorire i condidati che avevano una struttura alle spalle", ha argomentato il relatore Saitta. Il pentastellato Mario Perantoni, presidente della II commissione di Montecitorio, ha confermato ai cronisti il sostanziale accordo dei gruppi che hanno promosso la riforma, "con i distinguo di Italia viva e Fratelli d'Italia", mentre la Lega ha appoggiato l'emendamento presentato.

"Sulla questione è stata portata avanti una valutazione approfondita: sia le interlocuzioni in maggioranza che i confronti con la ministra, hanno condotto a un ripensamento della commissione", ha spiegato il parlamentare. Il collega Pierantonio Zanettin di Forza Italia, ricordando l'indirizzo favorevole degli azzurri sul sorteggio temperato, ha invece sottolineato come nella nuova norma "era rimasta solo la parola sorteggio, con l'effetto paradossale però di rafforzare le correnti". Da qui la decisione condivisa di ritornare, sul punto specifico, al precedente testo.

A quanto si apprende, le maggiori perplessità sollevate all'interno della stessa maggioranza riguardavano un sistema che avrebbe comportato l'abbinamento di collegi diversi, sia per grandezza che per posizionamento geografico (ad esempio, il distretto di Brescia sarebbe potuto essere abbinato a un distretto in Sicilia). A conti fatti, si è ritenuto che il testo iniziale Cartabia rispondesse meglio all'esigenza di un quadro più razionale e di maggior equilibrio. Fonti parlamentari di maggioranza precisano che quella sui collegi sarà l'unica modifica prevista - con voto in Aula la prossima settimana - rispetto al testo licenziato dalla commissione.

Nello specifico, il ripensamento di maggioranza e governo consiste in un emendamento della Commissione giustizia nel quale si riafferma che i collegi "sono formati in modo tale da essere composti, tendenzialmente, dal medesimo numero di elettori" e "sono determinati con decreto del ministro della Giustizia, sentito il Csm, emanato almeno quattro mesi prima del giorno fissato per le elezioni" (con una norma transitoria per permettere il rinnovo dell'organo fissato al prossimo luglio). "I magistrati fuori ruolo - aggiunge in conclusione l'emendamento - sono conteggiati nel distretto di Corte d'appello in cui esercitavano le funzioni prima del collocamento fuori ruolo", mentre "i magistrati che esercitano le funzioni presso uffici con competenza nazionale sono conteggiati nel distretto di Corte d'appello di Roma".

Critiche però da Italia Viva.

"Viene calato dall'alto un emendamento della Commissione che propone che sia lo stesso ministro della Giustizia a formare i collegi elettorali", ha osservato il renziano Cosimo Ferri.

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