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"La riforma del fisco risolve storture. Il no del sindacato? Mi fa sorridere"

L'economista: "Bene la riduzione delle aliquote e il superamento dell'Irap. Minacciare la mobilitazione è francamente umoristico"

"La riforma del fisco risolve storture. Il no del sindacato? Mi fa sorridere"

«La riforma del fisco riprende alcune delle indicazioni presenti nella proposta del governo Draghi. Mi sembra condivisibile e in grado di mettere riparo a molte delle storture dell'attuale sistema fiscale». L'economista Nicola Rossi, membro dell'Istituto Bruno Leoni, a differenza dei sindacati, sembra apprezzare molti aspetti della riforma del governo Meloni come «lo sforzo di una complessiva rivisitazione del sistema, l'obbiettivo di ridurre il carico fiscale nel rispetto dell'equilibrio delle finanze pubbliche e la riduzione del numero di aliquote e il definitivo accantonamento dell'Irap».

Come giudica la bocciatura arrivata dai sindacati?

«La reazione dei sindacati è sorprendente. Minacciare la mobilitazione perché non si è parlato di lavoro e sanità in un incontro dedicato al fisco è francamente umoristico. Per il resto ho già sentito fare considerazioni spesso infondate fra cui quella secondo cui la flat-tax non sarebbe progressiva. Non c'è bisogno di una laurea per capire che il combinato disposto di una aliquota unica e di una no-tax area genera un sistema progressivo».

Maurizio Landini propone la riduzione dell'orario di lavoro. Lei cosa ne pensa?

«Non mi sembra che il segretario della Cgil abbia chiarito se la settimana lavorativa cortissima' debba intendersi a parità o meno di orario e/o di salario. In assenza di dettagli mi sembrano vaghe ipotesi di scuola».

Ritiene che il salario minimo, tema che unisce tutte le opposizioni, possa essere risolutivo?

«Io penso che si debba partire dalla constatazione che contrattazione e salario minimo stanno insieme con qualche difficoltà e questo punto mi sembra emerga anche dal discorso di Landini che si mantiene prudentemente sul vago».

Landini, nella sua relazione, dedica solo 20 pagine su 70 al lavoro. Perché i temi d'attualità sembrano prioritari rispetto all'economia persino per la Cgil?

«È una domanda che bisognerebbe rivolgere a Landini. Osservo che il sindacato italiano - o, meglio, parte rilevante di esso - ha sempre avuto l'ambizione di andare oltre i propri compiti. E chissà se anche da questa attitudine a non concentrare l'attenzione solo sul proprio core business non siano derivate involontariamente - alcune delle principali storture del nostro mercato del lavoro. In primis il tema degli infortuni sul lavoro cui mi sembra che la relazione del segretario della Cgil faccia un riferimento più formale che sostanziale: solo 9 righe sulle 1700 circa della relazione. Francamente, mi sarei aspettato di più».

Domani la Meloni sarà ospite della Cgil, ma si prevedono già forti contestazioni. Perché invitare il premier, se poi non si è disposti a sentire ciò che ha da dire?

«Di solito, in caso di abbandono è prevista la sconfitta a tavolino».

Anche la riforma fiscale è stata criticata ancor prima che arrivasse in Cdm...

«Temo non fosse possibile un esito diverso. Dalla relazione di Landini si evince che il compito del fisco è solo quello di garantire il finanziamento di una spesa pubblica decisa a priori.

Mi limito a segnalare che i decenni passati suggeriscono che non è una strada che può portarci lontano e sembrerebbe che il governo lo abbia compreso».

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