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Intesa sulla Giustizia: ecco cosa cambia

Presentati in Cdm gli emendamenti per la riforma sulla giustizia penale. Risolto il nodo prescrizione, che aveva gettato i grillini nel caos

Intesa sulla Giustizia: ecco cosa cambia

C'è l'intesa sulla giustizia. Dopo ore di mediazione tra il Movimento 5 Stelle da una parte e il premier Mario Draghi e il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, dall'altra, è stato raggiunto un compromesso sulla riforma della giustizia penale, che è stata approvata all'unanimità.

Questa sera, in Consiglio dei ministri, sono approdati 26 emendamenti alla riforma del processo penale. Una revisione che, aveva spiegato il ministro Marta Cartabia, "parte dal disegno di legge già incardinato in Parlamento e tiene conto di un Governo in cui è cambiata la maggioranza". L'obiettivo delle riforme che riguardano la giustizia è quello di velocizzare i tempi, per renderli in linea con gli standard europei: "Una giustizia lenta e in affanno, incapace di risposte veloci, rappresenta un fardello per il rilancio anche economico del nostro Paese", aveva sottolineato nei giorni scorsi il ministro. Oltre a quella relativa al processo penale, la Guardasigilli ha messo in cantiere anche la riforma della giustizia civile, in esame in Senato, quella sul Consiglio superiore della magistratura e quella sulla giustizia tributaria.

Il nodo prescrizione

Al centro del dibattito politico riguardante il processo penale c'era il nodo sulla prescrizione, che la riforma Bonafede cancella dopo la sentenza di primo grado. Un punto diventato un'insegna del Movimento 5 Stelle, al contrario della volontà espressa degli altri partiti e per questo bisognoso di una mediazione alla quale hanno lavorato il ministro della Giustizia e il presidente del Consiglio.

Ora, la riforma prevede lo stop alla prescrizione a partire dalla sentenza di primo grado sia in caso di condanna che di assoluzione (come già previsto dal testo di Bonafede), ma con l'introduzione per i gradi successivi dell'"improcedibilità". Questo significa che, se verranno superati i limiti di tempo, fissati a 2 anni per il secondo grado e a uno per la Cassazione, non sarà più possibile proseguire col processo. Non si estingue il reato, ma si blocca il processo: "La mancata definizione del giudizio di appello entro il termine di due anni dal pervenimento al giudice dell'appello degli atti trasmessi- reciterebbe uno degli emendamenti- costituisce causa di improcedibilità dell'azione penale". Anche la mancata definizione del giudizio di appello entro 2 anni costituisce "causa di improcedibilità dell'azione penale". In Cassazione i termini sono di un anno. "Per quanto riguarda la prescrizione- ha confermato la vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia e diritti del Pd, Anna Rossomando- valutiamo favorevolmente l'accoglimento della nostra proposta della prescrizione processuale per fasi dopo il primo grado, che consentirà di arrivare a una soluzione ragionevole, rispondente alla funzione di questo istituto, oltre che aderente alla Costituzione".

Sono previste delle proroghe per i procedimenti più complessi e la possibilità per gli imputati di rinunciare all'improcedibilità. Sono esclusi i reati imprescrittibili, quali quelli puniti con ergastolo. Per raggiungere l'intesa con i grillini, tra i reati con tempi più lunghi sarebbero stati inseriti anche quelli più gravi contro la Pubblica amministrazione, con una durata di 3 anni per l'appello e di 18 mesi per la Cassazione. Durante il Cdm, Forza Italia e Italia Viva avrebbero espresso perplessità, dicendosi contrarie all'inserimento della corruzione tra i reati per cui sono previsti tempi più lunghi per la prescrizione. A mediare ci ha pensato Draghi che, stando a quanto riportato da AdnKronos, si sarebbe appellato al "senso di responsabilità. Sono riforme legate al Pnrr, fondamentali per il Paese, e voglio una maggioranza compatta e responsabile": queste le parole attribuite al presidente del Consiglio.

Gli altri punti della riforma

Tra gli altri punti contenuti nella riforma ci sarebbe anche quello riguardante le indagini preliminari, per le quali sarebbero previsti tempi di durata più corti. Con gli emendamenti approvati in Cdm, infatti, si rimodulano i termini di durata massima delle indagini rispetto alla gravità del reato e, alla scadenza dei termini, si prevede un meccanismo di discovery degli atti (a meno di esigenze a tutela del segreto investigativo). Uno degli emendamenti prevede anche la possibilità, per il pm, di chiedere il rinvio a giudizio dell'indagato solo in caso gli elementi acquisiti consentano "ragionevole previsione di condanna".

Confermata in via generale la possibilità di presentare appello contro le sentenze di condanna e proscioglimento, tranne nei casi di "aspecificità dei motivi". Vengono inoltre previste limitate ipotesi di inappellabilità delle sentenze di primo grado. Viene introdotto un nuovo mezzo di impugnazione straordinario davanti alla Cassazione, per dare esecuzione alle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo. Prevista anche l'istituzione della sospensione del procedimento con "messa alla prova" dell'imputato, che consiste nella possibilità per l'indagato di chiedere al pubblico ministero di fare lavori di pubblica utilità. Altro punto al centro della riforma è la spinta ai riti alternativi e una delega al Governo per disciplinare la giustizia riparativa.

"Esprimiamo soddisfazione per la presenza di diverse proposte avanzate dal Pd- ha sottolineato Rossomando-innanzitutto più garanzie a tutela del principio di non colpevolezza, l'incentivazione della definizione anticipata dei procedimenti attraverso il potenziamento dei riti alternativi e un più ampio ricorso alla giustizia riparativa".

Il caos tra i 5 Stelle

Oltre alla diversità di vedute con gli altri partiti sul tema prescrizione, i grillini si sono trovati in disaccordo anche tra di loro, tanto da essersi riuniti poco tempo prima dell'inizio del Consiglio dei Ministri, con l'intenzione di trovare una linea comune nel Movimento 5 Stelle. Una parte dei parlamentari, infatti, riteneva che non occorresse alzare barricate in Cdm, mentre un'altra sosteneva che la riforma proposta dalla Cartabia rappresentasse uno stravolgimento di quella di Bonafede. "L'orientamento è quello di astenersi", avevano rivelato poco prima dell'orario previsto per l'avvio del Cdm alcune fonti parlamentari pentastellate, sentite da AdnKronos, sottolineando l'intenzione di far slittare la decisione. Il caos tra i grillini ha fatto slittare anche il Consiglio dei Ministri, convocato inizialmente per le 17:00 e iniziato con quasi due ore di ritardo, per una riunione tra i ministri pentastellati, il premier Draghi e il ministro Cartabia, per tentare una nuva intesa sulla riforma, così da evitare l'astensione dei grillini in Cdm.

Sul tema giustizia è intervenuto anche Alessandro Di Battista, che suggerisce di leggere l'editoriale sul Fatto Quotidiano, perché "spiega perfettamente quel che sta tentando di fare il governo dei migliori, ovvero un maxi-regalo all'impunità. Ovvero ai ladri!".

La frase, riportata come post scriptum sotto una foto pubblicata sui social, ha suscitato vari commenti e a chi invitava il M5S ad uscire dal governo Draghi subito, l'ex deputato grillino replica definendo la presenza nell'esecutivo "una caporetto ampiamente prevedibile".

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