
Superficialità, sottovalutazione del pericolo, qualunquismo. Tutto ha contribuito al crollo dell'hotel Rigopiano, dove il 18 gennaio scorso hanno perso la vita 29 persone, tra ospiti e dipendenti dell'albergo. La seconda trance di avvisi di garanzia, che ha portato a 23 il numero degli indagati per la tragedia, svela nuovi particolari.
Si tratterebbe di intercettazioni telefoniche, di cui ha dato notizia per primo Il Messaggero, che rivelano l'incapacità da parte di alcuni personaggi chiave dell'inchiesta di gestire l'emergenza. Intorno alle 9.30 del 18 gennaio il scorso il funzionario della Provincia Mauro Di Blasio è al telefono con il suo superiore, Paolo D'Incecco, dirigente del servizio viabilità. Il primo sottolinea: «E poi c'è il direttore dell'hotel Rigopiano. Chiede una turbina per far ripartire gli ospiti bloccati dalla nevicata». «Quelli dell'albergo non devono rompere il c... Digli che deve stare calmo», risponde l'altro. Poco dopo la scossa di terremoto e poi la valanga che ha cancellato tutto.
Paolo D'Incecco, senza saperlo, aveva il telefono sotto controllo già da tempo perché indagato dalla procura aquilana sugli appalti della Regione Abruzzo. Questo ha permesso alla magistratura di ricostruire il quadro di come non è stata gestita l'emergenza. Sempre Di Biasio il 17 suggeriva al dirigente di chiedere turbine all'Anas. «È già, adesso mi faccio espropriare in casa mia», rispondeva l'altro.
I pm hanno poi hanno messo agli atti la riposta della funzionaria della Prefettura addetta alla sala operativa di Protezione civile che sottovaluta l'allarme lanciato dal cuoco Quintino Marcella, su quanto stava accadendo a Farindola, considerandolo «una bufala». A informarlo era stato l'amico, sopravvissuto alla strage, Giampiero Parete, e lui subito chiamò il 113. Ma la chiamata fu passata alla prefettura di Pescara, e la dirigente in maniera sbrigativa: «Ancora questa storia? Abbiamo sentito l'albergo, hanno smentito».
Infine la telefonata che ha rallentato i soccorsi.
Quando la Prefettura contatta il direttore dell'hotel Bruno Di Tommaso per verificare la segnalazione della valanga, lui è a Pescara e smentisce che l'hotel possa essere stato distrutto: «Sono in contatto con Whatsapp, è tutto a posto».