Parigi, giugno 2016. Un noto ristorante italiano, dove siedono una decina di dipendenti Rai in trasferta per gli Europei di calcio, tra cui la troupe di giornalisti e tecnici di Rai Sport. E una serie di rimborsi spese per pranzi e cene consumati durante l'intero periodo del campionato di cui ora l'azienda di Stato chiede conto ai fruitori con lettere di contestazione inviate dopo la notizia che quelle stesse fatture sono finite nel mirino della polizia francese.
Dopo le polemiche sui compensi stellari dei conduttori nell'era della spending review e della sobrietà promessa dal dg Antonio Campo Dall'Orto, i malumori per le assunzioni di «esterni» e l'insofferenza per le maxi delegazioni avvistate agli eventi sportivi e non, ce n'è abbastanza per far scoppiare un nuovo caso sugli sprechi della tv pubblica.
Martedì la direzione delle Risorse Umane di viale Mazzini ha mandato ai diciotto dipendenti coinvolti nella vicenda parigina richieste di chiarimento. Che, come riporta Repubblica, riguarderebbero la natura dei rimborsi dei pasti, per verificare se le ricevute, e nel caso quante di queste, siano state «alterate». L'importo delle singole note sarebbe identico per tutte e si aggirerebbe intorno ai 70 euro ciascuna. Gli agenti francesi, che avrebbero già interrogato il ristoratore, indagano sulla natura delle emissioni e sull'ipotesi che siano state gonfiate.
I cinque giorni concessi ai lavoratori della Rai per fornire le loro controdeduzioni scadono domenica, dopodiché l'azienda deciderà se e come intervenire, senza escludere provvedimenti disciplinari che possono sfociare nel peggiore dei casi anche nella sospensione.
Ma dal sindacato interno volano già controaccuse agli schizzi di «fango» e «ai garantisti a giorni alterni». Con un comunicato l'Usigrai e il cdr di Rai Sport spiegano che «ancora una volta qualcuno ha messo il fango davanti al ventilatore per sporcare la Rai. Sono in corso verifiche. Ricordiamo ai garantisti a giorni alterni che le verifiche si fanno per accertare i fatti e non sono un preannuncio di condanna».
E avvertono: «Se qualcuno ha sbagliato, deve pagare.
Ma se invece le accuse verranno smontate a pagare dovrà essere chi infanga il buon nome dei dipendenti Rai. Quindi pretendiamo chiarezza, con urgenza, e che le verifiche vengano fatte con scrupolosità e senza processi sommari. La Rai, a propria tutela, assicuri riservatezza fino a che non sarà fatta chiarezza».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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