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«Da riminese vi dico perché amo Milano E ne ho fatto un logo»

Il fondatore e designer di Msgm sfila venerdì Al via la Fashion week, oggi Gucci e Moncler

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Oggi a Milano comincia la settimana della moda che in teoria dura fino al prossimo lunedì 25 febbraio, ma ad andar bene finirà dopo la sfilata di Dolce & Gabbana nel primo pomeriggio di domenica. È un danno enorme per il sistema moda italiano e per l'intera città che da questo settore ha il 6 per cento del PIL. L'unico che ha il coraggio di prendere una posizione chiara e netta anche dal punto di vista creativo è Massimo Giorgetti, 43 anni, fondatore e designer di MSGM. Ecco la sua storia.

Come mai tu che sei di Rimini da almeno tre stagioni stampi la mappa della metropolitana di Milano su gonne e camicie, il nome dei locali di culto sulle sciarpe, la faccia di Manzoni sulle felpe?

«È il mio grido d'amore per questa città. Quando 10 anni fa ho fondato MSGM ho deciso di mettere il nome Milano nel logo: una precisa scelta di stile non troppo facile per un brand giovane».

In effetti New York è più internazionale...

«Forse, ma io nel frattempo mi sono innamorato. È cominciato dopo l'Expò, ma ricordo benissimo un momento tre anni fa in cui sono tornato da un viaggio a Hong Kong e mi sono sentito a casa. Ho anche messo su famiglia qui sposandomi con un ragazzo di Milano e, da poco, ho aperto la terza sede di MSGM in città: un'ex fabbrica di macchine per scrivere in Porta Romana».

Dunque è per questo che continui a sfilare qui?

«Non prendo nemmeno in considerazione di andarmene anche se mi hanno invitato tanto a Londra quanto a New York. Certo ho dovuto cambiare giorno anticipando da domenica al venerdì perché l'ultima volta mancavano 60 giornalisti stranieri, ho dovuto far tornare alcune modelle da Parigi e pregare in ginocchio le agenzie di non farle partire tutte. Non solo. Vanno via anche i casting director, molti stylist e gli addetti alle musiche: una transumanza di creativi che lasciano Milano. Così a malincuore ho dovuto anticipare a venerdì e mi spiace un sacco perché mi piaceva il lato romantico e un po' più lento della domenica, con gli amici che possono venire a vedere il mio lavoro, mentre di venerdì lavorano tutti».

Giorgio Scerbanenco diceva che i milanesi ammazzano al sabato, chissà cosa direbbe oggi...

«Di sicuro non gli piacerebbe questa situazione, mette a rischio una voce importante per la nostra economia».

Esiste una soluzione?

«Che due grandi brand di Milano sfilino il primo e l'ultimo giorno».

Meglio prima Gucci e poi Prada o viceversa?

«Per me è indifferente, ma certo Prada dopo ha anche la sfilata di Miu Miu a Parigi per cui forse le servono un po' di giorni di decompressione. Detto questo ammiro moltissimo entrambi i brand, ma credo che questa sia l'unica soluzione. A me dispiace un sacco non riuscire a vedere nessuno in questi giorni, ma è tutto così compresso e concitato che non ci si riesce. Infatti i posti di aggregazione della città in questi giorni sembrano vuoti: c'è talmente tanto da fare che la sera appena puoi vai a dormire. Invece durante il Salone del Mobile tutti se li godono alla grande».

Come mai hai fatto la campagna della linea underwear con il figlio di Rocco Siffredi?

«È un'idea che ho avuto un anno fa ed ero sinceramente spaventato: temevo di fare una cosa troppo forte se non volgare. Invece è piaciuta molto anche ai giornali più snob.

E' vero, Leonardo Tano è figlio di un divo del porno famosissimo, ma è un bel ragazzo italiano e in quest'ottica fa un po' Vitellone, una cosa che io riminese di Milano apprezzo tanto».

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