«Riprendere» la bellezza grazie alla fotografia

In un Paese dove l'arte è in mano a una élite il successo di Alidem è un segnale per il futuro

Non so se la bellezza salverà il mondo, che ce ne sia un gran bisogno mi pare evidente. Allora è urgente che si sottragga l'arte a chi - per titoli che si attribuisce o per qualsivoglia investitura ideologica ne mantiene il controllo: le élite. Con Riprendiamoci la bellezza! Entro nel merito di una sfida che ritengo fondamentale: dicendo la mia fuori dal coro come dall'azzeccato titolo della collana de Il Giornale che ospita il mio pamphlet.

Mi fa piacere che ciò che penso sullo spinoso e affascinante argomento esca in un anno in cui ricorrono due anniversari di, a avviso, straordinari artisti a me molto cari, controcorrente, oggettivamente invisi ai controllori del bello: Giorgio Gaber morto 15 anni fa e Giovanni Testori, 25. Intellettuali, certo. Mai, però, con la puzza sotto il naso. Quanto ci mancano! Molti li hanno apprezzati solo dopo la loro morte: meglio tardi che mai

Riprendersi la bellezza significa liberarla dalle catene: l'arte deve essere per tutti. Mentre, tranne alcuni casi, oggi è ancora per pochi. Si tratta di un'ingiustizia insopportabile. Quel che dà più fastidio è che sono i paladini della cultura democratica molti parlano sentendosi ex cathedra a impedire che il bello diventi esperienza per ognuno: democratici a parole, nei fatti tutto il contrario. La coerenza non è mai stata una loro virtù.

Intaccare quel potere si può, partendo dal basso; un esercizio complicato, ma entusiasmante. Segnali ci sono, vanno raccolti e incoraggiati. Infatti, quando qualcosa succede, rimaniamo stupiti. Penso al clamoroso successo dell'ultima mostra dedicata a Caravaggio a Palazzo Reale, a Milano, per fare un esempio. L'esperienza del bello lì è venuta fuori con una forza tale che non può non far riflettere. Tutti hanno potuto beneficiare di quell'occasione. Si è accesa una fiammella. Lasciarla spegnere sarebbe un errore imperdonabile. Ecco perché è doveroso provare a sottrarre ai soliti noti il controllo della bellezza. Non opponendo ideologia ad ideologia. Ma con la passione e il lavoro. Io dico: si può fare, basta volerlo.

Sono un cacciatore di bellezza da quel dì. Pittura e musica, soprattutto. Nei miei giri per il mondo ho preso coscienza dell'interesse e il consenso che sempre più raccoglie la fotografia; al punto che mi sono convinto che essa segnerà il cammino artistico di questo secolo. Walter Benjamin lo aveva capito con un concetto paradossale ma assai efficace: «Non colui che ignora l'alfabeto, bensì colui che ignora la fotografia sarà l'analfabeta del futuro». D'altronde, ci sentiamo tutti un po' fotografi con gli smartphone, apparecchi ad alto tasso di democraticità. La confidenza quotidiana con gli scatti può favorire l'incontro con la forma della fotografia sui sentieri dell'arte. Anche qui: occorre scardinare vecchie visioni e pratiche per pochi. All'estero è avvenuto da tempo, in Italia la questione è aperta. Per quanto mi riguarda ho deciso quattro anni fa di giocare la mia partita per affermare la verità che la bellezza deve rappresentare una chance per tutti proprio sul terreno della fotografia, con Alidem l'arte della fotografia. Un'impresa made in Italy, a suo modo un segnale positivo perché è partita nel pieno della Grande Crisi; e nel Paese dove gli imprenditori vengono guardati con grande sospetto. In un certo senso siamo sempre dalle parti delle élite che non vogliono mai mollare l'osso.

Non è facile costruire. Ma si può fare, sottraendosi alla tentazione della lamentela. Vorrei riuscire a comunicarlo ai giovani che avviano attività imprenditoriali: se vuoi, puoi!

È stato un duro lavoro quello di affermare Alidem come brand affidabile, innovativo e tecnologicamente avanzato. Il 26 marzo 2018, Alidem (start up) ha intrapreso la propria autonoma operatività. Come si dice, il futuro è adesso. Perciò abbiamo in mente grandi cose. Con Alistyle puntiamo a che il patrimonio di fotografie che scattiamo e conserviamo nella memoria di smartphone e altre diavolerie digitali non rimanga solo in quei dispositivi. In nuce mi vedo davanti già lo sviluppo concreto. Uno sviluppo molto materiale. Cioè nel solco della concretezza, una parola che amo moltissimo. A ciascuno la sua fotografia, insomma. Quella che ognuno di noi desidera finalmente toccare con mano e con qualità di stampa indiscutibile; poterla appendere alla parete come collocarla sulla scrivania. Ma ogni utilizzo è possibile: viva la creatività! Con la nostra fotografia realizzata a regola d'arte. La stessa filosofia, ovvero quella della bellezza alla portata di tutti, viene a contraddistinguere l'impegno con Alidesign. La missione è semplice quanto ambiziosa: l'oggetto di design per tutte le tasche e non solo per la fascia alta del mercato.

La carne al fuoco è abbondante: un impegno culturale, un rinascimento di stampo liberale e contro tutte le prevaricazioni egemoniche nel settore più affascinante e presidiato dalle élite: la bellezza. Un pensiero che è diventato azione. Una bella impresa. Si merita una fotografia? Alla faccia delle élite, amanti della bellezza uniamoci!

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