Coronavirus

Rischiano lo stop anche le aziende che si stanno riconvertendo per produrre mascherine

L’allarme arriva dalla Cna. Al momento queste imprese non hanno un codice Ateco. Quindi restano escluse dall’elenco di attività essenziali che possono continuare a lavorare durante l'emergenza Covid-19

Rischiano lo stop anche le aziende che si stanno riconvertendo per produrre mascherine

Bisogna permettere l’operatività alle aziende che si stanno riconvertendo per la produzione di mascherine e dispositivi per la salute”. L’allarme arriva dalla Cna, la Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa.

Al momento queste imprese non hanno un codice Ateco, cioè i numeri che identificano le varie attività nei rapporti con la pubblica amministrazione. Quindi restano di fatto escluse dall’elenco di attività essenziali che possono continuare a lavorare durante l’emergenza coronavirus. E in un periodo come questo dove scarseggiano i dispositivi di protezione, è importante garantire occupazione anche alle aziende che adattano la loro produzione alle necessità del momento.

L’organizzazione delle pmi ha evidenziato che “l’individuazione delle attività e dei servizi essenziali non può essere rimessa alla mera elencazione dei codici Ateco, in quanto risulterebbe incompleta e foriera di numerosi dubbi interpretativi”. Cna condivide l’esigenza di sospendere qualunque attività che non rientra nella fornitura di beni indispensabili per i cittadini. Tuttavia ha presentato all’esecutivo alcune osservazioni sull’operatività del provvedimento. In sostanza, la confederazione ha chiesto almeno 48 ore per fermare in modo ordinato le attività non essenziali, in particolare per consentire alle imprese di realizzare gli interventi indispensabili alla chiusura degli impianti, alla gestione del personale, dei clienti e fornitori e di evadere gli ordini.

La stessa cosa è stata sollevata dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, il quale ha chiesto più tempo al governo per dare modo alle aziende di organizzarsi e soprattutto ha chiesto all’esecutivo di valutare con attenzione quali attività chiudere e quali no.

Patuanelli

Intanto il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ha sottolineato che il governo non ha ceduto a Confindustria nella definizione del nuovo decreto in quanto “c'è un grandissimo senso di responsabilità di tutti i settori produttivi e dei singoli imprenditori".

In un’intervista a Repubblica, l’esponente pentastellato ha spiegato che sono state esaminate le richieste e si è arrivati a una sintesi apprezzabile. I principi guida sono stati di precauzione e di tutela della salute pubblica. Il senatore grillino ha fatto una precisazione sull'allegato che individua i settori che devono restare aperti. "Laddove vi fosse un'attività che non è espressamente indicata, ma che serve una filiera essenziale - ha concluso il ministro -, può continuare a operare comunicandolo al prefetto.

Che ha la possibilità di bloccarla, se non ci sono i requisiti, ma in assenza di un intervento la produzione può continuare".

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