"Rischio fenomeni simili per i prossimi due mesi. I bollettini delle autorità presi troppo alla leggera"

La climatologa del Cnr: mare troppo caldo e resterà così fino a Natale. Il maltempo era previsto più sulla Toscana, ma l’allerta gialla non significa assenza di pericoli

"Rischio fenomeni simili per i prossimi due mesi. I bollettini delle autorità presi troppo alla leggera"

Eventi estremi, come il nubifragio che nelle Marche ha provocato la morte di almeno nove persone, non sono inediti per questo periodo dell'anno, ma «progressivamente stanno diventando più frequenti e probabilmente più violenti». A spiegarlo è Marina Baldi, climatologa dell'Istituto per la bioeconomia del Cnr.


Cosa succede nel nostro Paese?


«Gli eventi meteorologici violenti, specie nel periodo di transizione fra l'estate e l'inverno, sono fisiologici ma sono più numerosi rispetto al passato. Piove per meno giorni durante l'anno, ma le precipitazioni sono più abbondanti».


È un fenomeno nuovo?


«La situazione sta progressivamente peggiorando da circa trent'anni. I periodi di siccità sono più numerosi e le piogge, concentrate in un numero inferiore di giorni, sono più violente».


Qual è la causa?


«In parte si tratta di una situazione fisiologica durante l'autunno. Anche se quest'anno usciamo da un'estate particolarmente calda che ha alimentato i fenomeni più estremi. Il Mediterraneo ha ancora una temperatura molto elevata, e la manterrà almeno fino a Natale. Questo significa che c'è una grossa evaporazione, che concentra molto vapore acqueo in atmosfera. Quando questo incontra l'aria più fresca determina la formazione di celle temporalesche che normalmente si riversano sulle coste del Tirreno. Questa volta hanno però superato gli Appennini e raggiunto le Marche».


Quindi proprio le coste tirreniche sono le più a rischio?


«Assolutamente sì, come dimostrano i frequenti alluvioni in Liguria, nel Nord della Toscana, nel Lazio e in Campania».


Questo settembre è particolarmente a rischio?


«Sicuramente potrebbero verificarsi altri eventi simili a quello delle Marche. Complice la temperatura elevata del mare, che si raffredda con molta lentezza».


Quindi potremmo andare incontro a problemi anche nei prossimi mesi?


«Sicuramente a ottobre e novembre. Ma questo è piuttosto normale. Anzi quest'anno gli eventi estremi si stanno verificando prima del solito».


Nelle Marche si dice che l'alluvione non era prevedibile e che ha colto tutti di sorpresa. È proprio così?


«Solo fino a un certo punto. Avevamo previsto la possibilità di forte maltempo, ma lo aspettavamo soprattutto in Toscana. E infatti quella Regione aveva un'allerta arancione, mentre nelle Marche era gialla. Ma questo non significa che non ci fosse rischio. Le allerte diramate dalle autorità vengono ancora prese con troppa leggerezza. Anche dai cittadini».


Nelle Marche si è verificato un temporale autorigenerante, di cosa si tratta?


«Sono celle temporalesche che insistono per un tempo relativamente lungo sulla stessa zona, senza spostarsi, e che si auto alimentano a causa della presenza di masse d'aria umide e calde producendo precipitazioni molto intense. Non è un fenomeno nuovo, ma è già stato studiato».


Come funziona?


«Le celle temporalesche, invece di perdere potenza, alimentano sé stesse. Questo vuol dire che continua a piovere moltissimo per diverse ore. Insomma, non si tratta del classico temporale estivo che dura in media dieci minuti, ma di un evento che si auto rigenera e quindi può andare avanti per molto tempo creando enormi problemi».


Colpa dei cambiamenti climatici?


«Sicuramente stiamo assistendo a un cambiamento e a un progressivo riscaldamento. Non si tratta di una tropicalizzazione del clima, che resta comunque di tipo mediterraneo».


Cosa potrebbe succedere nel prossimo futuro?


«La situazione è destinata a peggiorare, per questo bisognerebbe prendere decisioni urgenti nel segno della transizione ecologica. Un aspetto che purtroppo finisce spesso in fondo alla lista delle priorità».


Quali potrebbero essere le possibili soluzioni?


«Bisognerebbe spingere molto, anche a livello politico, sulla riduzione dell'emissione di gas serra nell'atmosfera».

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