Magistratura

Risiko Csm, fumata nera sui membri laici

Non c'è intesa tra maggioranza e opposizioni. Spunta la carta Caiazza

Risiko Csm, fumata nera sui membri laici

Mancano otto giorni all'elezione dei dieci membri laici del Csm e in Parlamento non c'è aria di intesa tra maggioranza e opposizione. E questo è un guaio per l'esecutivo, che senza un Consiglio superiore della magistratura pienamente operativo - quello decaduto è ancora in carica in reggenza, non senza polemiche e scaramucce con il Quirinale su alcune decisioni - non può avviare il percorso di riforma della giustizia che il Guardasigilli Carlo Nordio proclama a giorni alterni di voler realizzare.

Alle 20 di ieri sera le candidature sul sito della Camera erano lievitate a 145. Tra i nomi più caldi ci sono gli ex azzurri Gaetano Pecorella, Raffaele Della Valle e Luigi Vitali, Antonino Lo Presti in area Fdi, l'ex senatore Pd Stefano Passigli, il radicale Giuseppe Rossodivita ma anche legali di grido come Valter Biscotti (legale del caso Sarah Scazzi e Meredith Kercher), l'antigrillino Lorenzo Borrè che oggi difende la moglie del deputato di Verdi-Sinistra Aboubakar Soumahoro e uno dei legali di monsignor Giovanni Angelo Becciu e di diversi magistrati al Csm, Ivano Iai. A quanto risulta al Giornale, oggi verrà depositata la candidatura di Bonaventura Candido, avvocato che in passato ha difeso la moglie di Amedeo Matacena Chiara Rizzo e che in Parlamento avrebbe già alcuni consensi.

Il timing per la presentazione è fissato in tre date diverse. La prima entro le ore 9 di sabato 14 gennaio; la seconda alle 10 di lunedì 16 gennaio, il giorno prima del voto del Parlamento, convocato in seduta comune, in caso le candidature non rispettino il rapporto 60%-40% tra i due sessi (al momento sono meno di quaranta) indicato dalla riforma firmata dall'ex Guardasigilli Marta Cartabia per la parità di genere; infine, le 10 di martedì 17 - sul gong - se la candidatura è presentata da almeno 10 parlamentari appartenenti a due gruppi politici diversi. Una modalità che serve a schermare fino all'ultimo secondo eventuali accordi politici.

In gioco, infatti, c'è la scelta del vicepresidente del Csm: servono almeno 16 voti. Il centrodestra dovrebbe eleggere sette membri (tre a Fdi, due a testa per Lega e Forza Italia), gli altri tre spetterebbero alle opposizioni (Pd, M5s, Azione-Italia Viva). Se, come sembrerebbe, il centrodestra dovesse chiudere un accordo con i renziani per una candidatura condivisa (il nome che circola è quello del presidente uscente delle Camere penali Gian Domenico Caiazza), con otto membri laici e un accordo con l'ala moderata di Magistratura indipendente (che conta su sette toghe elette) la nomina di un vicepresidente di area centrodestra sarebbe a un passo. Pd e M5s daranno battaglia in aula. Secondo quanto risulta al Giornale ci sarebbe già un intesa sottobanco per far fuori i renziani e strappare il terzo membro in quota opposizione. Uno dei nomi in serbo è proprio quello dell'ex Guardasigilli Cartabia, nome sponsorizzato anche dal Quirinale, che punterebbe alla vicepresidenza attraverso un accordo con le toghe più di sinistra, dato tutto in salita.

Ma il buon cavallo si vede a lunga corsa.

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