"Il riso non lo compro, me lo regalano". E il ministro nella bufera deve dimettersi

Gaffe di Eto, titolare dell'Agricoltura, costretto a lasciare. A Tokyo la crisi del cereale: scorte ridotte, prezzi alle stelle

"Il riso non lo compro, me lo regalano". E il ministro nella bufera deve dimettersi
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Riso amaro in Giappone. Nulla a che fare con le inquietanti calze nere della mondina Silvana Mangano, nel drammatico film di Giuseppe De Santis, trattasi invece di un clamoroso caso politico giapponese: Taku Eto, ministro dell'agricoltura del governo di Tokyo, ha rassegnato le dimissioni dopo una dichiarazione pubblica che nemmeno un kamikaze avrebbe osato: «Non compro riso perché me lo regalano i miei elettori e amici, potrei addirittura venderne, tanto ne ho in casa».

Sarebbe una semplice infantile battuta, tipo «non hanno più pane, che mangino brioche» falsamente attribuita a Maria Antonietta di Francia. No, è roba vera e seria. Cinque partiti dell'opposizione hanno chiesto che il ministro saltasse, qualunque riferimento al riso al salto nella ricetta milanese è puramente voluto. Le parole del politico hanno creato sconcerto, un banzai collettivo, infatti il prezzo del riso continua a salire che è un dispiacere, è raddoppiato nel giro di un anno, la preoccupazione di una scossa di terremoto ha portato ad alzare i costi di fertilizzanti, produzione e poi vendita al punto che per la prima volta negli ultimi venticinque anni, il Giappone, per aumentare le scorte, ha importato il cereale dalla Corea del Sud ma i prezzi allo scaffale non si sono abbassati, anzi ci vogliono 30 dollari per 5 chili di riso, due volte il costo dello scorso anno, la piazza mormora e ribolle, anzi è scotta, le proteste possono minacciare il primo ministro Ishiba e il suo partito Liberal Democratico, sceso al 27,4 % di gradimento, minimo storico, punto critico in vista delle elezioni della Camera Alta, previste a luglio, soprattutto dopo la batosta subita nelle ultime consultazioni, costringendo Ishiba ad un governo di coalizione, direi un timballo di riso. La situazione è preoccupante, le dimissioni di Taku Eto sono state immediatamente accettate, al suo posto si è insediato Shinjiro Koizumi, ex ministro dell'ambiente che era stato battuto da Ishiba nelle ultime elezioni, non si ha notizia di regali in cereali per il nuovo funzionario dell'Agricoltura che ha scelto il silenzio, il governo ha messo all'asta centinaia di migliaia di tonnellate di riso provenienti dalle riserve di emergenza, nel tentativo di abbassare i prezzi, altre aste sono programmate fino a luglio. La vicenda è grottesca e paradossale, per i giapponesi il riso e identità culturale, è l'elemento fondamentale della cucina, oltre il sushi c'è il buio. Si presume che, nel frattempo, il dimissionario Eto si stia ingozzando di arancini e supplì e sia costretto a invitare a cena parenti e amici per smaltire le generose scorte che la sua missione governativa gli ha procurato.

Ma si mormora di una svolta drammatica, Eto ha detto di provare vergogna per l'accaduto e quindi potrebbe anche decidere di sparire definitivamente dalla scena pubblica, in Giappone diconsi Johatsu le persone che scelgono di cambiare identità per scappare dalla vergogna. Anche gli antichi romani dicevano che il riso abbonda sulla bocca degli stolti. Tuttavia non trattavasi del cereale ma della risata, stolta come il nipponico ministro.

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