Rissa con pugni e spranghe: ancora violenze dalla squadra di immigrati

Furibonda rissa nel Vibonese. Sospesa partita di seconda categoria. Il Koa Bosco, squadra composta da extracomunitari, già coinvolta in passato in episodi simili

Rissa con pugni e spranghe: ancora violenze dalla squadra di immigrati

E se le danno di santa ragione, sul terreno di gioco, i calciatori neri e bianchi, durante una partita di seconda categoria in Calabria. "Dal campo non esci vivo!", avrebbe esclamato, al presidente del Parghelia, un calciatore africano del famoso team Koa Bosco, interamente composto da giovani provenienti da tendopoli e baraccopoli di San Ferdinando e Rosarno. A detta di alcuni giocatori del Parghelia, squadra padrona di casa, per tutta la durata dell'incontro gli africani avrebbero cercato insistentemente, provocando eventuali razzismi, la reazione degli avversari e dei loro tifosi. Tant’è che, ad un certo punto, sul campo di gioco è finito l'agonismo ed è iniziata la rissa, sfociata quasi in una battaglia.

Botte, spintoni, offese, insulti, fino ad arrivare all’uso di armi improprie, come grossi massi e paletti della recinsione divelti con forza rabbiosa da alcuni giocatori africani. Insomma, una vergogna per il calcio, ma anche per l’umanità. Tanto da spingere lo stesso allenatore del Koa Bosco a dimettersi dall’incarico. Il mister Michele Cavallaro, mortificato per il comportamento dei "propri ragazzi", ha comunicato alla dirigenza di non voler avere più a che fare con un gruppo di violenti che, pare, abbiano esagerato anche in altre occasioni. "Prendo le distanze da questa squadra e da quanto accaduto. Difendo la mia persona e la mia credibilità - dichiara al Giornale.it l’allenatore dimissionario del Koa Bosco - se non stanno bene in Italia, devono tornarsene nei loro Paesi".

La squadra composta interamente da giocatori africani è stata creata, già da qualche anno, da don Roberto Meduri, un sacerdote della diocesi di Oppido – Palmi che ha pensato di offrire una possibilità di riscatto ad alcuni fra i tanti giovani immigrati, i quali, durante il giorno lavorano a nero nei campi e, la sera, si allenano con un sogno in tasca. Sembra però che il sogno si stia trasformando, giorno dopo giorno, in un incubo. Almeno per gli avversari.

A Parghelia, per altro, il primo avversario ad essere stato aggredito è stato Jerry Jeng, africano quanto il proprio aggressore.

Ma, dopo di lui, è toccato a turno a tutto il resto della squadra e anche all’arbitro che, a detta del presidente del Parghelia, pare si sia preso anche un sonoro ceffone dal calciatore del Koa Bosco ammonito ed espulso per il proprio comportamento. Il bilancio, a partita sospesa, è di tre calciatori del Koa Bosco espulsi, tre del Parghelia ricoverati al pronto soccorso, un allenatore dimissionario. A perdere, questa volta, è stato lo sport.

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