Roma - Quanto in Italia sia sentita l'esigenza di anticipare la pensione rispetto ai requisiti sempre più severi stabiliti dalle varie riforme, lo dimostrano gli ultimi interventi sulla previdenza. Per rendere meno drastico l'innalzamento dell'età previsto dalla legge Fornero, il governo Renzi (con interventi successivi di Gentiloni), ha previsto l'anticipo pensionistico a carico della fiscalità generale per alcune categorie (l'Ape sociale), quello pagato con un anticipo bancario (l'Ape volontario), ma c'è anche il Rita, rendita integrativa temporanea agevolata.
Strumento poco conosciuto, che può consentire un anticipo della pensione fino a 10 anni rispetto ai requisiti di legge, grazie alla previdenza complementare e al Tfr. Quindi il secondo pilastro previdenziale utilizzato non per fare aumentare l'entità dell'assegno, ma per anticipare il ritiro dal lavoro.
Lo scambio è: assegno un po' più basso per un anticipo consistente dell'età pensionabile. Il principio si scontra con la tendenza a fare quadrare i conti della previdenza rinviando l'età del ritiro e non tagliando gli assegni, come raccomanda ad esempio la Bce. Ma che nel caso italiano, Rita può tentare molti, visto che il tasso di sostituzione (quindi l'entità della pensione in rapporto all'ultimo stipendio) di un 50 enne di oggi, si aggirerà in media tra il 65 e il 70%. Più dei colleghi europei. Per contro, l'età dei ritiro in Italia diventerà presto tra le più alte del continente.
Per accedere a Rita è necessario che il rapporto di lavoro sia cessato. Il requisito massimo è di 5 anni alla maturazione della pensione, contro i 3 anni e sette mesi dell'Ape.
Quindi, fino al 31 dicembre di quest'anno può andare in pensione chi ha compiuto 61 anni e 7 mesi (contro i 63 dell'Ape) poi da 62 anni, a patto che abbia maturato 20 anni di contributi.
Un percorso particolare riguarda chi non ha lavoro da almeno due anni. In questo caso l'anticipo può essere fino a 10 anni dalla maturazione per la vecchiaia. Quindi 56 anni e 7 mesi e 57 anni dal 2019. In entrambi i casi servono 5 anni di versamenti alla previdenza complementare.
Il vantaggio offerto dallo stato (i soldi sono del lavoratore) è uno sgravio fiscale. L'aliquota applicata al montante va dal 9 al 15%. Meno di quella prevista per il Tfr.
Altri requisiti sono come quelli dell'Ape, quindi avere una pensione pari almeno a 1,4 volte il trattamento minimo e non essere già titolare di un trattamento pensionistico diretto.
Recentemente la Fondazione studi Consulenti del Lavoro ha pubblicato una guida alla Rendita integrativa temporanea anticipata e ha simulato alcune situazioni tipo.
Un dipendente nato nel 1954 con 20 anni di contributi Inps e 20 anni di versamenti a un fondo complementare e un montante complessivo di 100 mila euro, può chiudere il rapporto di lavoro con una risoluzione consensuale. Se opta per Rita a 64 anni potrà avere una pensione netta di 2.400 euro. Se sceglierà di utilizzare solo la metà del montante contributivo potrà contare su 1.200 euro per 36 mesi, fino al raggiungimento della pensione. Chi ha versato solo per 5 anni (che è il requisito minimo) potrà decidere di conferire il Tfr pregresso. In alcuni casi si può rinunciare al regime fiscale agevolato previsto per Rita e optare per una tassazione ordinaria. Ad esempio chi riceve un incentivo all'esodo da parte dell'azienda.
L'assegno cala con l'aumento dell'anticipo. Nel caso di un disoccupato a 10 anni dalla pensione, con 100 mila euro di montante si aggira sui 700 euro mensili. Un assegno di disoccupazione più che un anticipo pensionistico.
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