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Ritorna la propaganda anti-Israele: "I palestinesi vittime di apartheid"

L'accusa di persecuzione è ridicola per chi conosce la società israeliana: un miscuglio di razze, religioni ed etnie

È dal 1975, quando l'Onu votò con maggioranza arabo-sovietica la dichiarazione «sionismo uguale razzismo» che è stata poi cancellata nel '91, che si ripete il tentativo di spacciare il conflitto israelo-palestinese per una scelta del popolo ebraico di dominare e discriminare il mondo arabo e musulmano in nome di principi suprematisti, e appunto, razzisti. La scelta propagandistica è molto redditizia, perché cosa c'è di moralmente peggiore al mondo, dopo il nazismo, del razzismo? Il sistema di apartheid sudafricano non a caso ormai defunto e sconfitto dalla buona volontà internazionale è un parametro internazionale di tutti i mali, ed è universalmente buono e giusto ergersi contro quell'infamia. Il tentativo di infettare Israele con questa accusa consta adesso di un nuovo documento di Human Rights Watch, 217 pagine di vecchie accuse ben riciclate (l'organizzazione, come scrive il presidente di «NGO Monitor» Gerald Steinberg ha un budget di 90 milioni di dollari in donazioni anche italiane alle varie Ong talora legate al gruppo terrorista Fronte di Liberazione Palestinese) a cura di Omar Shakir, direttore del settore israeliano e palestinese. Esse sostengono, con l'aiuto di organizzazioni come Al Haq, Pchr, Al Mezan, Al Dameer che «Israele perseguita la popolazione palestinese» per «assicurare la dominazione israeliana». Il testo riproduce parti delle accuse già usate per indurre l'International Criminal Court a perseguire Israele per crimini di guerra, e da B'tselem, organizzazione israeliana che sostiene che c'è «un regime di supremazia ebraica dal Giordano al Mediterraneo (molto generoso verso il piccolissimo Stato Ebraico ndr) e questo è apartheid».

L'accusa, se non si inserisse in un clima mondiale che mette le ali verso una rinnovata criminalizzazione d'Israele, sarebbe da ridere se si ha in mente la società israeliana e se ne conosce la mescolanza di razze, religioni, etnie sulle spiagge e per le strade, nei mall in cui arabi ed ebrei guardano le vetrine insieme, gli ospedali dove giacciono in letti contigui curati da medici arabi e ebrei; più del 20 per cento della popolazione totale, gli arabi sono rappresentati alla Knesset da partiti differenziati e da membri del Parlamento liberi nelle strade e nelle istituzioni, le università sono frequentate da giovani di ogni etnia, dottori avvocati, giudici della corte suprema, comandanti della polizia e delle forze di sicurezza sono arabi, il giudice che accusò Moshe Katzav, allora presidente della Repubblica di crimini sessuali e lo mandò in carcere era George Kara, giudice arabo.

Il rapporto di Hrw fornisce notizie false quando parla di transfer di popolazioni inermi, attribuisce alle divisioni territoriali peraltro concordate a Oslo fino a una soluzione fra le due parti il carattere di imposizioni razziali, cancella ogni diritto del popolo ebraico a un suo Stato quando cancella il diritto (come di qualsiasi Stato sovrano) a un'immigrazione, specie dopo le terribili persecuzioni subite a causa dell'antisemitismo. L'idea che uno Stato Ebraico sia di per sé razzista per la «legge del ritorno» è una delegittimazione della sovranità più che un'accusa.

Il report ignora anche che le misure di cautela non sono gesti di discriminazione dell'etnia o della religione, ma di cautela dopo tanto terrorismo.

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