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"Un ritrovamento prezioso. Come una capsula del tempo consegnata agli storici"

Un ritrovamento immenso, protetto per 2300 anni dal fango e dall'acqua bollente delle vasche sacre e riemerso dagli scavi di San Casciano dei Bagni, in Toscana

"Un ritrovamento prezioso. Come una capsula del tempo consegnata agli storici"

Un ritrovamento immenso, protetto per 2300 anni dal fango e dall'acqua bollente delle vasche sacre e riemerso dagli scavi di San Casciano dei Bagni, in Toscana. Proprio qui, oltre a molti altri reperti, gli archeologi hanno ritrovato 24 statue di bronzo etrusche e romane, delle quali cinque alte quasi un metro e perfettamente integre, insieme con migliaia di monete e altri oggetti. Il ritrovamento è stato immediatamente battezzato dalla stampa come «la scoperta più importante dai Bronzi di Riace». Abbiamo chiesto alla storica del Mondo antico Silvia Ronchey di commentarla per noi.

Professoressa Ronchey cosa sono esattamente le statue che sono state ritrovate?

«Sono state ritrovate essenzialmente delle statue votive, lasciate da personaggi e famiglie abbienti per ringraziare una divinità, ancora non chiaramente riconosciuta per la guarigione da una malattia o un voto esaudito. Qualcuno ha pensato ad Apollo. Ma dalle evidenze sembrebbe più probabile una divinità femminile legata alle acque. C'è una statua che reca la scritta Igeia che in greco significa salute, guarigione, potrebbe riferirsi specificatamente a quella dea ma è presto per dirlo. Detto questo il primo dato interessante è che le statue sono insolitamente grandi e di ottima fattura».

Qualcuno ha parlato dei nuovi Bronzi di Riace...

«Si tratta di un paragone sbagliato a mio avviso. Quelle erano opere d'arte irripetiiibili. E anche dire che è la scoperta più importante dopo quella dei due bronzi è discutibile, ad esempio in mezzo c'è anche l'Auriga di Mozia. Ma indubbiamente è un ritrovamento eccezionale. Dove l'eccezionalità è data non tanto dalla qualità delle statue, di buona fattura, ma dal fatto di aver ritrovato sostanzialmente un luogo di culto intatto. Abbiamo un grandissimo numero di ex voto che rappresentano organi, parti del corpo, dal fegato all'orecchio, sono preziosissimi per gli storici della medicina ad esempio. Ci faranno capire cosa la gente veniva a curare a San Casciano. I ritrovamenti coprono un lasso di tempo enorme».

La grande fortuna è stata che il santuario antico è stato chiuso, sigillato, ma non distrutto...

«Come spesso capita ai culti pagani sono subentrati i culti cristiani. Ma in questo caso c'è stata in un certo senso una transizione morbida, chiaramente non violenta. Le vasche con le statue e gli ex voto all'interno sono state chiuse e sigillate senza rompere nulla. Quasi in modo amorevole mi verrebbe da dire. E questo ci dice che non sempre ci si deve immaginare una cesura netta e violenta tra cristianesimo e paganesimo. La tradizione delle cure termali del resto in questi luoghi ha resistito sino ad i giorni nostri e anche questo è indicativo del fatto che comunque il santuario era posizionato nel luogo giusto».

Nell'antichità era una meta per ricchi?

«Non possiamo dire che fosse solo per ricchi. Di certo i loro ex voto in bronzo si sono conservati, quindi ricche famiglie ci venivano. Magari ex voto più modesti sono andati persi. Diciamo che quello che è stato ritrovato è tutto di alta qualità, non ci sono cose rozze. Del resto ancora oggi San Casciano è una meta abbastanza radical chic...

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