Milano - Frequenti, affollatissimi e «ardenti», purtroppo non solo di giovani spiriti combattivi. Tra lanci di uova, scritte ovunque e roghi per niente improvvisati, i cortei degli studenti italiani contro le politiche di governo negli ultimi tempi mirano come non mai a creare situazioni ingestibili dal punto di vista dell'ordine pubblico, peraltro riuscendoci. Perché paralizzano le città dove muoversi diventa impossibile (e pericoloso), prima, durante e dopo, visto che gli strascichi delle manifestazioni, soprattutto per quel che riguarda il traffico, sono destinate poi a trascinarsi fino a sera.
Che le proteste di ieri a Milano sarebbero andate oltre le precedenti, era stato preannunciato con settimane d'anticipo. Quando, durante manifestazioni studentesche oceaniche ma sempre e rigorosamente a 360 gradi - dove sfilare per le vie della città è un modo per ridurre la ribellione a una sorta di minestrone contro tutto e tutti, quindi non solo contro le politiche del Miur bensì osteggiando in toto il governo Lega-M5s - già si parlava con enfasi del 16 novembre, il «No Salvini Day».
Ecco così che ieri mattina, tra brani degli Stones e degli Ac/Dc alternati a Bella ciao, nelle vicinanze dei centralissimi giardini Montanelli è stato bruciato un manichino con il volto del ministro dell'Interno e poco più avanti è toccato alle bandiere con la sua effige. Esattamente come era accaduto il 6 ottobre, uova e vernice sono state lanciate contro le solite vetrine in piazza del Duomo. Quasi un'unica divisa quella indossata dai giovani in corteo, cioè magliette della nave «Mediterranea» e sui muri lungo il percorso del corteo sono apparse scritte per dire basta alle morti in mare. In piazza Missori i manifestanti hanno seguito due diversi percorsi: una parte ha raggiunto il consolato Usa per manifestare solidarietà achi cerca di passare la frontiera con il Messico; un altro spezzone ha puntato verso la zona Ripamonti, dove giovedì era stato occupato un ex garage. Tutto si è concluso intorno alle 13.
A Roma il corteo, partito pacificamente, si è concluso con qualche tensione davanti alla sede del ministero dell'Istruzione a viale Trastevere, con un manichino in camicia verde impiccato. Qui è iniziato un breve presidio di una parte degli studenti partiti da viale Ostiense. Megafono in mano, i ragazzi hanno puntato il dito contro il governo. Per allentare la tensione, infine, uno studente ha regalato un fiore a un poliziotto sulla scalinata del Miur.
A Bologna il corteo degli studenti delle superiori, a cui si è unita poi una rappresentanza dei movimenti universitari dalla stazione ha imboccato via Indipendenza per raggiungere piazza Maggiore.
Lo scopo era in particolare quello di dire no ai controlli antidroga negli istituti «mentre le nostre scuole cadono a pezzi». Così slogan come «Fuori gli sbirri dalle scuole» sono stati accompagnati da «vaffa» contro Matteo Salvini.Altri cortei a Firenze, Verona, Trento, Perugia, Napoli, Bari, Campobasso, Crotone e Messina. Centomila i partecipanti.
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