Sarà la superficie pari a dieci volte quella di Parigi. Sarà che tra residenti e fantasmi ci abitano in almeno cinque milioni. Sta di fatto che succede tutto qui, a Roma, capitale dell'osceno quotidiano, lo sgradevole che anima le pagine di una cronaca inesauribile. Immondizia, cinghiali, esalazioni tossiche, polveriera rom fanno parte della vita di tutti i giorni. Ma manichini impiccati in stile Isis e, ieri, un ordigno piazzato davanti alle Poste all'Aventino sono l'altra (brutta) faccia della grande bellezza. La Procura di Roma ipotizza il reato di «atto terroristico con esplosivo». E si torna a parlare di bombaroli, di pista anarco-insurrezionalista.
Di sicuro chi ha piazzato l'ordigno in una scatola nel parcheggio delle Poste della trafficatissima via Marmorata, l'ha fatto senza troppi problemi. Due le esplosioni, la seconda potentissima, ma secondo la polizia la bomba non voleva provocare danni alle persone. Dunque, solo un gesto dimostrativo. Il fascicolo è coordinato dal procuratore aggiunto Francesco Caporale del pool antiterrorismo. L'ordigno era costruito con due bottiglie di plastica, una contenente liquido infiammabile e l'altra polvere da sparo. Entrambe unite da fili elettrici, collegati a loro volta da una lampadina e da un temporizzatore.
«L'esplosione in questione è piuttosto simile a un'altra avvenuta la scorsa settimana in via Laurentina, sempre davanti a un ufficio delle Poste», dice Massimo Improta, dirigente dell'Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della questura di Roma. «Sicuramente - prosegue Improta - si tratta di un atto dimostrativo, non riteniamo che ci sia stata volontà di determinare conseguenze per qualcuno», e quindi non è casuale la scelta del posto».
Le indagini puntano anche alla verifica delle immagini riprese dalle telecamere di zona per cercare di risalire al momento in cui qualcuno ha piazzato la bomba tra un furgoncino delle Poste e una Fiat andata completamente distrutta. Analisi della Scientifica mireranno, inoltre, a valutare la sussistenza di elementi comuni tra i resti di questo ordigno e quelli di altre precedenti esplosioni a Roma.
Poste italiane (almeno dalla metà del 2016) è uno degli obiettivi dell'offensiva anarchica contro i Cie: l'azienda, proprietaria di una compagnia aerea impegnata nel rimpatrio dei migranti, viene infatti ritenuta «complice del meccanismo di espulsione degli stranieri irregolari». Lo hanno segnalato gli 007 nella loro ultima «Relazione sulla politica dell'informazione per la sicurezza», rimandando alla presenza - su un sito web d'area - di «un opuscolo contenente l'elenco completo delle imprese coinvolte nella macchina delle espulsioni»: esattamente un anno fa, quell'elenco venne aggiornato e da allora le azioni vandaliche contro le Poste si sono alzate di numero e livello.
Numerose, in questo arco di tempo, le azioni vandaliche contro filiali e sportelli Postamat a Milano, a Torino, Bologna e Genova, tutte nel nome dell'antagonismo no border.Subito rientrato, invece, l'allarme bomba alla Fao, a ridosso del Circo Massimo. Gli artificieri hanno verificato che si trattava solamente di sacchi di sabbia. Avanti un altro.