«Roma deve aumentare i rimpatri»

Anna Maria GrecoRoma «Sei mesi persi» per l'Ue, dice il commissario europeo per l'Immigrazione Dimitri Avramopoulos, parlando di fallimento della gestione dell'emergenza profughi. Basti pensare che dei 160 mila rifugiati che per gli accordi di settembre dovevano essere trasferiti da Grecia e Italia agli altri stati membri, ne sono stati ricollocati solo 272, lo 0,17 per cento. Nell'audizione in commissione Libertà civili del parlamento Ue Avramopoulos ribadisce che Schengen non può essere messo in discussione, perché sarebbe «l'inizio della fine del progetto europeo», ma bisogna rivedere «profondamente» il regolamento di Dublino per il diritto di asilo e la Commissione presenterà una proposta a marzo. Sarà anche modificata la direttiva per la concessione della carta blu, il permesso di soggiorno Ue per i lavoratori altamente qualificati. In Europa continuano ad alzarsi muri e a chiudersi frontiere e dopo i fatti di Colonia la Germania è la più decisa ad annunciare che modificherà le sue leggi per attuare espulsioni più veloci dei profughi che commettono reati. Questi provvedimenti, infatti, sono di competenza nazionale. Ma chi ha diritto all'asilo non può essere rimpatriato e c'è il rischio che gli espulsi tornino nei Paesi di prima accoglienza come Italia, Grecia e Spagna. Infatti, l'europarlamentare del Ppe Lara Comi, in un'interrogazione urgente chiede come la Commissione giudicherebbe un provvedimento del genere da parte di uno Stato membro. «Con quali criteri dovrebbe essere effettuato e quale rischio di ulteriore pregiudizio esisterebbe per quei paesi che notoriamente accolgono per primi i migranti?». Avramopoulos ribadisce che «chi arriva dev'essere portato negli hotspot», per registrazione e smistamento nei paesi di primo arrivo e bacchetta Italia e Grecia: «È stato fatto molto, ma molto resta ancora da fare».

L'anno scorso dal nostro Paese siano stati fatti 16 mila rimpatri, secondo il deputato del Pd Gennaro Migliore, ma l'Ue ci chiede di fare di più soprattutto per la raccolta delle impronte digitali. È anche vero, aggiunge il commissario, che «tutti i Paesi devono partecipare mostrando solidarietà».

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