Rousseau e quelle regole che accartocciano il M5S su se stesso

Grande attesa per la nomina di Conte come nuovo leader del Movimento, ma per Statuto deve essere iscritto. E scoppia la guerra sul database

Rousseau e quelle regole che accartocciano il M5S su se stesso

Il braccio di ferro tra Rousseau e il Movimento 5 Stelle sembra destinato ad avere lunga vita. Di certo non basteranno le righe di comunicato che di fatto hanno annunciato il divorzio. Ormai, è la certezza che viene ripetuta, sarà tutta una questione di avvocati. Non a caso Matteo Flora, esperto informatico e docente universitario, ci aveva annunciato che in assenza di un accordo tra le parti sarebbero piovuti "contenziosi a non finire per la proprietà non tanto di una piattaforma antiquata e inadatta, ma dei dati sottesi". Infatti la lotta per la miniera d'oro riguarda proprio la mailing list, il database e i mezzi di comunicazione che a tutti gli effetti rappresentano "tutto il Movimento e il controllo di questi è il controllo del Movimento dal punto di vista di consenso, anche elettorale".

Intanto Davide Casaleggio non cede alla possibilità di trasferire il database degli iscritti. Da qui l'irritazione da parte di Giuseppe Conte che viene segnalata dagli ambienti interni del M5S. Infatti proprio da quei dati dipende il futuro politico dell'ex presidente del Consiglio: l'investitura da leader potrebbe slittare nuovamente perché potrebbero mancare le condizioni necessarie per preparare la votazione online. Dai piani alti pentastellati sono sicuri: "Dovrà consegnarci per forza gli iscritti. Il M5S ne è titolare unico ed esclusivo". Sulla stessa linea l'ex premier, che sui propri profili social ha sollecitato l'Associazione Rousseau a trasferire al Movimento i dati degli iscritti: viene ritenuto un "passaggio fondamentale" che viene prima della presentazione del nuovo Statuto e della Carta dei principi e dei valori.

Le regole del M5S che incatenano il movimento

Per i 5 Stelle non sarà certamente una partita facile, anche perché rischiano di rimanere incatenati a causa di regole che loro stessi hanno partorito. I grillini potrebbero essere chiamati a dotarsi di un nuovo vertice allargato, cambiando lo Statuto per eleggere Conte come nuovo capo politico. L'incertezza potrebbe ripresentarsi e a quel punto i tempi si farebbero davvero lunghi. Si fa strada, ad esempio, l'idea di Luigi Di Maio come principale referente del direttorio che possa interfacciarsi con l'avvocato. Poi, come scrive La Stampa, torna l'ombra della fuga: circa 50 tra deputati e senatori sarebbero pronti a lasciare se Conte non dovesse dare garanzie e fare chiarezza a stretto giro.

"Stiamo aspettando tutti lui per capire cosa fare. A meno che cerchi di non di mettere la faccia, come primo atto, su tante sconfitte e liti con il Pd", spiega una fonte autorevole del Movimento. I nodi da sciogliere sono diversi, tra cui le possibili alleanze con Partito democratico e Liberi e uguali in occasione delle elezioni Amministrative in città importanti come Bologna, Milano, Napoli, Roma e Torino. Per il momento tuttavia l'asse territoriale con Pd e Leu non sembra decollare.

La strategia per salvare Conte

La rifondazione del M5S potrebbe partire dopo l'estate. Il motivo andrebbe cercato in una strategia ben precisa: come riferisce il Corriere della Sera, la volontà sarebbe quella di non intestarsi l'esito delle Amministrative come primo passo del nuovo corso. Questo perché i risultati rischiano di essere molto deludenti. Daniele Del Grosso usa poche parole: "Siamo tutti in stand by".

Anche Gianluca Vacca resta in attesa di capire il nuovo progetto targato Giuseppe Conte: "Il M5S come lo conoscevamo non c'è più, sta nascendo qualcosa di diverso e vorremmo capire di che si tratta". La solita melina per evitare di incassare il flop elettorale potrebbe diventare così un autogol che provocherebbe una serie di addii e fughe da un movimento già dilaniato da beghe interne.

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