
Dopo quella sugli studenti, dagli Usa arriva una nuova stretta sui visti. All'indomani della decisione dell'amministrazione Trump di sospendere la programmazione delle interviste per i ragazzi che aspirano a studiare negli Stati Uniti (pare come preludio verso nuove disposizioni che prevedranno anche una valutazione dei profili social degli aspiranti candidati), il segretario di stato Marco Rubio annuncia restrizioni per i funzionari stranieri che bloccano post americani sui social.
Il titolare di Foggy Bottom sostiene che sta agendo contro «flagranti azioni di censura» all'estero contro le aziende tecnologiche statunitensi. Non fa nomi, ma la scorsa settimana ha preso di mira il giudice della Corte Suprema brasiliana Alexandre de Moraes per aver bloccato temporaneamente X (di Elon Musk) in Brasile. «È inaccettabile - afferma in una nota - che funzionari stranieri emettano o minaccino mandati di arresto nei confronti di cittadini o residenti americani per post su piattaforme americane mentre si trovano fisicamente sul suolo Usa». Ed «è altrettanto inaccettabile - prosegue - che funzionari stranieri richiedano a tali piattaforme tecnologiche di adottare politiche globali di moderazione dei contenuti o di intraprendere attività di censura che vadano oltre la loro autorità e si estendano al nostro Paese. Non tollereremo violazioni della sovranità, soprattutto quando tali violazioni compromettono l'esercizio del nostro diritto fondamentale alla libertà di parola». Rubio è stato duramente criticato per aver revocato i visti ad attivisti che criticano Israele, in gran parte studenti che hanno protestato contro l'offensiva a Gaza: tra i casi più eclatanti c'è quello di Rumeysa Ozturk, dottoranda turca alla Tufts University che ha scritto un articolo su un giornale studentesco criticando la posizione dell'ateneo sulla Striscia, arrestata per strada e solo recentemente rilasciata su ordine di un giudice. E ora precisa che l'ultima restrizione è «conforme alla sezione dell'Immigration and Nationality Act, che autorizza il segretario di stato a dichiarare inammissibile qualsiasi straniero il cui ingresso negli Usa avrebbe potenzialmente gravi conseguenze negative sulla politica estera del Paese'». Intanto il presidente Trump torna a parlare di Harvard, che «deve mostrare la lista dei suoi studenti stranieri. Penso che dovrebbe avere un limite del 15%». Mentre Pechino sollecita Washington a «salvaguardare con impegno i diritti e gli interessi legittimi degli studenti internazionali, compresi quelli provenienti dalla Cina» come sottolinea la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning.
I cittadini stranieri con appuntamenti per colloqui per studenti o per scambio già fissati dovrebbero, in teoria, essere ancora in grado di presentarsi, in base a quanto riferito dai media americani. Nel frattempo la portavoce del dipartimento di stato, Tammy Bruce, definisce paradossale la polemica sulle restrizioni ai visti: «Non prendiamo molto seriamente il processo di controllo di chi vuole venire negli Usa».