"Ruffino non era malato". Un mistero la morte del presidente Visibilia

Il manager non era indagato. In sei biglietti d'addio nessun riferimento alla sua società

"Ruffino non era malato". Un mistero la morte del presidente Visibilia
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Nessuna grave malattia, nessuna depressione certificata da un medico. Il suicidio di Luca Giuseppe Reale Ruffino ha colpito chi lo conosceva «come un fulmine ciel sereno», dichiara una fonte all'Adnkronos. E da queste basi parte anche l'inchiesta aperta dalla Procura di Milano per l'ipotesi di istigazione al suicidio. Insieme a un'altra (quasi) certezza. Il gesto estremo sarebbe dovuto a motivi personali e nulla avrebbe a che fare con la vicenda giudiziaria che sta coinvolgendo Visibilia editore, la società di cui Ruffino era presidente e amministratore unico dallo scorso ottobre, quando aveva rilevato le quote del ministro del Turismo Daniela Santanchè e le era subentrato ai vertici.

Ruffino non era indagato né era stato lontanamente sfiorato dall'inchiesta sui conti Visibilia, in cui risulta invece indagata, tra gli altri, Santanchè. Anche se, si apprende in Procura, nell'indagine sulla morte dell'imprenditore 60enne al pm di turno Daniela Bartolucci si affiancherà la collega Maria Giuseppina Gravina, che è appunto titolare (con Roberto Fontana, eletto al Csm) del fascicolo sulla società editoriale che ieri è crollata in Borsa (-30%). Nei sei biglietti d'addio lasciati da Ruffino non ci sarebbe alcun riferimento al lavoro, tanto meno a Visibilia. Sono rivolti rispettivamente alla compagna, a ciascuno dei due figli, ai colleghi di lavoro della società di amministrazione e gestione di immobili che aveva fondato e cui aveva dedicato una vita, la Sif Italia, e ai condomini. Si tratta di brevi messaggi definiti «generici», in cui si congeda dagli affetti più cari e chiede perdono per essersi tolto la vita.

Ruffino si è sparato con un'arma regolarmente detenuta nella camera da letto della propria casa di via Spadolini, non lontano dall'università Bocconi, nella serata di sabato. A trovarlo è stato Mirko, uno dei figli, poco prima della mezzanotte. Sabato sera nell'ultima telefonata alla compagna, che era in vacanza in Sardegna, era apparso «strano e un po' depresso». Qualcosa di più di un semplice tono triste, forse preceduto da altri episodi simili. Al punto che la donna appena riattaccato aveva chiesto al figlio dell'imprenditore di chiamarlo e di passare a trovarlo: era preoccupata per lui. Un presentimenti che purtroppo si è rivelato fondato. Mirko infatti non è più riuscito a mettersi in contatto con il padre, da qui la visita a casa e il ritrovamento.

Le indagini sono affidate alla Squadra mobile, guidata da Marco Calì. Gli inquirenti non hanno dubbi sulla volontarietà del gesto e sulle modalità. Il fascicolo, spiegano fonti giudiziarie, è stato aperto per consentire gli accertamenti fondamentali: l'autopsia, che sarà eseguita tra oggi e domani all'istituto di Medicina legale, e le analisi balistiche e sulla traiettoria del colpo. La pistola è stata sequestrata. È sulle motivazioni del suicidio che rimane il mistero. Gli investigatori stanno raccogliendo testimonianze sullo stato emotivo di Ruffino, che a quanto sembra appunto negli ultimi giorni era sembrato «giù di morale» a chi lo aveva visto o sentito. Anche se nessuno aveva colto avvisaglie che facessero pensare al peggio. Gli investigatori non escludono per ora alcuna pista. Ma da quanto emerso fin qui, Ruffino non aveva problemi economici.

Saranno prima di tutto risentiti i familiari, che al momento non hanno nominato un legale di fiducia in vista degli accertamenti. Alcuni anni fa l'imprenditore era stato indagato per un caso di finanziamenti alla campagna elettorale degli amici Romano La Russa e Marco Osnato. Tutti erano stati definitivamente assolti nel 2018. Una vicenda giudiziaria lunga sette anni, che aveva profondamente segnato Ruffino. «È sempre stato un combattente, mi sembra strano...

», dice all'Agi uno dei suoi legali, l'avvocato Pierluigi Varischi. Una persona di grande «forza umana e determinazione nel perseguimento della propria visione di progetto», lo ricorda invece Dimitri Kunz, socio di Visibilia e compagno di Daniela Santanchè.

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