Politica

Il ruolo di Mattarella: la stretta alle imprese "spinta" dal Quirinale

Stupore per la diretta Facebook del premier Ma non è il momento di alimentare polemiche

Il ruolo di Mattarella: la stretta alle imprese "spinta" dal Quirinale

Senza parole. Il giorno dopo l'annuncio di Conte della nuova stretta per combattere il Coronavirus, dal Colle filtra una certa, silenziosa, meraviglia. Il blocco delle attività produttive è certo una misura «necessaria», sollecitata da governatori del Nord, sindaci lombardi e mezzo governo, presa alla fine di un lungo tentennamento proprio su spinta del capo dello Stato. Ma il modo, la diretta notturna via Facebook senza giornalisti, l'assenza di un decreto già pronto e di norme chiare, hanno provocato proteste, polemiche, confusione. Il Quirinale non vuole entrare nel merito, non si associa alle critiche sullo stile comunicativo da Grande Fratello, perché non è il momento di alimentare divisioni e perché di fatto ha già preso le redini: ogni passo del premier adesso viene prima vagliato. È Conte stesso, armato del solo fragile strumento del decreto Dpcm, a cercare coperture più robuste.

Sponde che, al momento, Sergio Mattarella continua ad offrire, nell'impossibilita di far saltare tutto nel mezzo della bufera. Infatti, come scrive al presidente tedesco Franz-Walter Steinmeier, l'Italia sta passando una prova durissima, «un percorso doloroso» durante il quale «viene decimata una generazione». C'è molta commozione nella lettera del capo dello Stato, quando ricorda le «sofferenze che l'epidemia sta provocando nel Paese» e la strage dei più avanti con gli anni. «Qui, in numerosi territori, con tante vittime, viene decimata la popolazione più anziana, composta da persone che costituiscono per i giovani punto di riferimento non soltanto per gli affetti ma anche nella vita quotidiana». Mattarella spera che la battaglia italiana, con «l'esperienza sviluppata per contrastare il contagio», possa «essere utile in tutta Europa e a livello globale». Però, conclude, in questo frangente «abbiamo bisogno di uno spirito veramente europeo di concreta solidarietà».

Ecco, appunto, lo «spirito di solidarietà» e di unità nazionale che il presidente da settimane chiede anche alla politica nostrana, con risultati alterni. L'ultima prestazione pubblica di Conte, l'altra notte, non aiuta certo a fare quadrato. E il salto nel processo di decisione di diversi passaggi parlamentari, sebbene per motivi di necessità, non è un aspetto secondario. Il centrodestra vuole la convocazione immediata e ad oltranza delle Camere, mentre Berlusconi, Salvini e Meloni chiedono di essere ricevuti dal capo dello Stato. Dubbi e critiche sulla gestione della crisi di Palazzo Chigi arrivano pure da sinistra.

In questo quadro ad alto rischio, anche emozionale, servirebbe che la cabina di regia di cui parlava Mattarella la settimana scorsa funzioni un po' meglio. Che il coordinamento centro-periferie sia più efficace, per evitare sovrapposizioni, doppie velocità, caos. Invece il Quirinale assiste a una corsa, spesso solo mediatica, tra governo e Regioni, a varare provvedimenti e ordinanze. Un'ansia talvolta scomposta, di arrivare primi, di sembrare i più bravi.

Ma così non va bene.

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