Le ruspe scavano sotto la Casa del Jazz. "Può esserci il corpo del giudice Adinolfi"

La struttura sequestrata a Nicoletti, il cassiere della Banda della Magliana

Le ruspe scavano sotto la Casa del Jazz. "Può esserci il corpo del giudice Adinolfi"
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Un giudice scomparso nel 94, Paolo Adinolfi, un tesoro nascosto, uno 007 che sapeva troppo. Ovvero il colonnello del Sismi Mario Ferraro, morto impiccato. Su tutto l'ombra della banda della Magliana e del suo cassiere Enrico Nicoletti. Da ieri si scava sotto la Casa del Jazz, nella proprietà della mente che ha gestito i conti della criminalità romana legata a Franco Giuseppucci, il "Negro", Maurizio Abbatino, "Crispino", Enrico De Pedis, "Renatino", Nicolino Selis, il "Sardo". Tutti morti ammazzati ai tempi della misteriosa sparizione di Adinolfi. Tutti tranne Abbatino, estradato dal Venezuela nel '93, pronto a collaborare e confessare 20 anni di crimini. E il più temuto, Marcello Colafigli, "Marcellone", detto il "Bufalo" nella serie tv Romanzo Criminale, mai pentito e ancora dietro le sbarre.

Trentuno anni dopo la sparizione del magistrato, la decisione del Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza dopo la segnalazione dell'ex giudice Guglielmo Muntoni, presidente dell'Osservatorio per il contrasto alla criminalità economica della Camera di Commercio di Roma. "Questa attività non è solo sul giudice Adinolfi - dice Muntoni - L'obiettivo è capire cosa si possa nascondere nell'antica e storica galleria che trent'anni fa trovammo interrata. L'idea è che sia stata tombata per nascondere qualcosa ma c'è anche una botola di accesso che permetteva il recupero di cose: armi, esplosivi, preziosi o documenti. Poi potremmo trovare dei corpi, come quello del giudice Adinolfi. È una cosa che chiedo da 29 anni".

Perché adesso? Muntoni spiega che nel 96 non c'erano soldi per scavare. Al lavoro carabinieri, polizia scientifica con cani molecolari, guardia di finanza e ispettori della sovrintendenza capitolina per portare alla luce ciò che l'antica catacomba potrebbe rivelare, all'interno del giardino di villa Osio su via di Porta Ardeatina, appartenuta a Nicoletti, il "Secco" nella fiction, all'inizio di via Cristoforo Colombo. A dare l'input per le ricerche in quella che da 20 anni è la Casa del Jazz, fortemente voluta dall'allora sindaco Walter Veltroni, le rivelazioni di un faccendiere, Francesco Elmo. Arrestato nell'operazione "Cheque to cheque", Elmo racconta che Adinolfi viene ucciso da uomini della banda della Magliana. Perché? Adinolfi, che aveva lavorato nella sezione Fallimentare del Tribunale di Roma, appena trasferito alla Corte d'Appello, era venuto a capo di "cose importanti" sui legami tra settori deviati del servizio civile e società fantasma che operavano nella compravendita di immobili. Elementi che stava per trasmettere al pm milanese Carlo Nocerino, che indagava sul fallimento della società Ambra Assicurazioni, legata proprio a Nicoletti. Elmo precisa di essere venuto a conoscenza di tutto ciò direttamente dal colonnello Ferraro, "suicidato" nel bagno della sua abitazione, e da un suo stretto collaboratore del quale non ricorda il nome. Ma da Nocerino, Adinolfi "non venne mai", spiega l'ex magistrato.

Il giorno prima del suo viaggio a Milano, il 2 luglio del '94, scompare. Che Adinolfi sia venuto a capo di misteriosi rapporti di compravendita tra criminalità e Vaticano? A cominciare dal passaggio di proprietà di villa Osio, tre ville anni '30 su un terreno di 24mila metri quadrati dal valore di 27 miliardi di lire, acquistata sulla carta da Nicoletti per 4 miliardi ma pagata, di fatto, un miliardo e 250 milioni di lire all'Opera Francesco Odasso rappresentata dal reverendo Carmine Antonio Uras.

Il tutto sotto il controllo del Vicariato di Roma presieduto dal cardinal Ugo Poletti, come spiega Otello Lupacchini, magistrato che ha indagato

la banda della Magliana. Non a caso lo stesso porporato legato alla sepoltura del boss De Pedis a Sant'Apollinare, accanto a prelati e cardinali e "che ha celebrato le nozze della figlia di Nicoletti", conclude Lupacchini.

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