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Il sì di Berlusconi al piano di aiuti della Ue. "Ora non sprechiamoli"

Il leader Fi: "L'Europa va nella direzione da noi indicata". Lo scetticismo di Lega e Fdi

Il sì di Berlusconi al piano di aiuti della Ue. "Ora non sprechiamoli"

Silvio Berlusconi saluta con favore la proposta presentata al Parlamento europeo da parte di Ursula von der Leyen di un Recovery Instrument da 750 miliardi che potrebbe portare all'Italia 82 miliardi a fondo perduto e 90 a titolo di prestiti. Un progetto, quello della presidente della Commissione, che ora dovrà passare al vaglio del Consiglio europeo. Il primo segnale, però, sembra incoraggiante.

«Dall'Europa buone notizie, quella di oggi è una giornata positiva» dice il presidente di Forza Italia. «L'Europa ha seguito la strada per la quale ci siamo molto spesi all'interno del Ppe: 750 miliardi sono un impegno importante per la ripresa, che va significativamente al di là dell'accordo franco-tedesco e si avvicina alle nostre richieste. Naturalmente è essenziale che il Consiglio europeo non scenda sotto queste cifre. L'Italia dovrà farsi valere, ricercando le necessarie alleanze e convergenze».

Forza Italia si ritrova unita nel salutare con favore questa proposta, ma chiede che il governo utilizzi bene questi fondi. Se Sestino Giacomoni vede in questo piano «il pilastro sul quale costruire gli Stati Uniti d'Europa», Massimiliano Salini fa notare che «un esecutivo che dilapida nell'assistenzialismo 55 miliardi di extra debito e nicchia su 37 miliardi del Mes» non è il soggetto ideale per gestire i fondi, Anna Maria Bernini teme che il governo li disperda «in mille rivoli senza una strategia perdendo una occasione storica» e Marco Marin manifesta il timore che l'esecutivo «non abbia la visione per impiegarli in un'ottica d'insieme finalizzata al rilancio dell'economia».

Molto scetticismo circola, invece, dalle parti di Lega e Fratelli d'Italia. Per Matteo Salvini non c'è «nessuna buona notizia concreta per l'Italia, solo altre parole. I 750 miliardi dovranno essere rimborsati con nuove tasse europee su consumi e produzione, difficilmente saranno utilizzabili prima del 2021 e la loro disponibilità sarà subordinata a riforme strutturali. Appena passata l'emergenza, ci aspettano attacchi alle pensioni e al welfare e una patrimoniale sui risparmi». Giorgia Meloni, invece, teme che «il diavolo sia nei dettagli». «Le risorse rischiano di essere poche e di arrivare troppo tardi: se non si concentra la potenza di fuoco subito e su pochi capitoli, il rischio è che questi fondi si rivelino inutili a salvare le nostre imprese. Speriamo di essere smentiti. Il tutto mentre con gli aiuti di Stato sta aumentando le disparità tra le diverse economie. Senza trasferimenti immediati ci ritroveremo il nostro tessuto produttivo sempre più debole e quello di alcuni competitor, Germania in testa, sempre più forte».

Se sull'intervento europeo le posizioni degli alleati sono distanti, la manifestazione unitaria del 2 giugno prende sempre più corpo. Ieri si è svolto un vertice nell'ufficio di Salvini tra il leader della Lega, Giorgia Meloni e Antonio Tajani in cui sono stati definiti gli ultimi dettagli in un clima di piena sintonia. I leader, con l'eccezione di Berlusconi che seguirà il tutto a distanza, saranno presenti a Roma a Piazza del Popolo dove come a Piazza del Duomo verrò srotolato un maxi tricolore, e ci saranno iniziative in tutti i capoluoghi di regione per una manifestazione diffusa e simbolica di dissenso verso il governo Conte.

I leader non interverranno, ma si sceglierà la strada della protesta silenziosa attraverso l'uso di striscioni e cartelli.

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