Sì del Cda al piano di accorpamento. Gubitosi esulta: «Una rivoluzione, risparmi per 70 milioni»

Sì del Cda al piano di accorpamento. Gubitosi esulta: «Una rivoluzione, risparmi per 70 milioni»

Due superdirettori a capo di tutti i tg della Rai, in prospettiva un direttore unico al comando di Tg1, Tg2, Tg3, TgR, RaiNews, RaiParlamento, RaiSport. Il dg Luigi Gubitosi, dopo l'ok del Cda al suo piano di riforma delle news (solo tre i pareri negativi), parla di una rivoluzione: «Dopo 35 anni finalmente si riesce a cambiare, cade un muro invisibile ma storico. Cambia l'informazione, pensiamo che sarà migliore, più aggiornata», sul modello della «Bbc storica», su cui «stanno convergendo un po' tutti gli operatori internazionali». Nella prima fase le testate diventano due, «Rai Informazione 1» e «Rai Informazione 2», che ingloberanno i vecchi brand senza cancellarli, riportando a due direttori, e ad uno soltanto a regime. Significa che si passa dagli attuali 40 tra direttori e vicedirettori di tg, a 2 direttori e 12 vicedirettori. Un risparmio, tra stipendi e staff, ma soprattutto nella produzione (le troupe al seguito dell'inviato, le inutili duplicazioni, gli uffici), che Gubitosi stima, a tre anni dall'avvio del piano, in 70 milioni di euro l'anno.

Nel risparmio, raccontano le indiscrezioni, è previsto anche un piano di incentivazione all'esodo, cioè di accordi con i giornalisti vicini all'età pensionabile per lasciare l'azienda (e lì dentro, già in trattativa, ci sono diversi stipendi stellari). I 1.700 giornalisti della Rai, davanti ad un simile ridimensionamento, potrebbero diventare troppi, perciò il sindacato interno, l'Usigrai, è da mesi in fibrillazione e adesso respinge il piano news proponendone uno alternativo; così come molte redazioni, in particolare il Tg3, contrarie all'accorpamento delle news.

L'incognita sono i tempi. Settimana prossima Gubitosi tornerà in commissione di Vigilanza, che ha già votato all'unanimità un documento abbastanza vago che contiene 17 raccomandazioni, tra cui il rispetto del pluralismo e l'assegnazione di un ruolo centrale alle redazioni regionali (la TgR). Quindi la rivoluzione di Viale Mazzini, e le nomine, possono partire anche subito, sempre che non scoppi una rivolta tra i giornalisti Rai, fomentata dalle molte teste destinate a cadere.

E proprio a questa accelerazione di Gubitosi sulla «spending review» delle poltrone Rai, apprezzata da Renzi e dall' «azionista» Padoan (pubblicamente, facendo anche una gaffe), viene data una lettura politica. «Gubitosi ha preparato il settore delle news Rai per il sistema unico dell'informazione di Renzi, avremo un unico TgRenzi» dice Augusto Minzolini, ex direttore del Tg1 e senatore Fi. Anche Gasparri picchia duro: «È un cervellotico piano-carta-straccia, che non è conforme alle valutazioni del Parlamento e danneggia la principale risorsa della Rai, l'informazione». Il piddino Michele Anzaldi, alter ego di Renzi in Vigilanza, invece promuove in pieno la riforma: «Sprechi e poltrone vanno tagliati».

Il piano prevede anche un «avviso pubblico», aperto anche ad esterni, per la scelta dei direttori.

Ma girano già i nomi, tutti interni, dei papabili per le due poltrone di superdirettori. Una è Monica Maggioni, direttore di RaiNews, l'altro l'ex consigliere Nino Rizzo Nervo, area ex Margherita e amico del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Cose che nella Rai, vecchia o nuova che sia, non guastano mai.

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