Sì al Ponte sullo Stretto. La promessa di Salvini. "Sarà la volta buona"

Vertice con i governatori di Sicilia e Calabria. I nodi: costi, fattibilità e infiltrazioni mafiose

Sì al Ponte sullo Stretto. La promessa di Salvini. "Sarà la volta buona"

E se fosse davvero la volta buona? Il Ponte sullo Stretto che unisce Reggio Calabria e Messina resta ancora in sospeso, ma stavolta «c'è un governo e due presidenti di Regione che vogliono farlo, quindi credo sia la volta buona, magari già dal 2023», dice il governatore calabrese Roberto Occhiuto prima di sedersi di fronte al collega siciliano Renato Schifani e al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, padrone di casa. «Vediamo se dopo 54 anni di ritardi, chiacchiere e mancate promesse riusciamo ad avviare il progetto. Sbloccare i tanti cantieri fermi può creare subito almeno 100mila posti di lavoro», twitta il leghista che pensa a una sorta di «modello Genova» come per il Ponte Morandi, convinto che la grande opera avrà ricadute positive per tutta Europa (come successe per l'Autostrada del Sole) e servirà per incentivare il miglioramento generale delle infrastrutture. Stavolta i soldi potrebbe metterli proprio la Ue, che nel 2011 con Mario Monti escluse il Ponte dalle priorità: «C'è l'idea di chiedere a Bruxelles, che per la verità lo considera strategico perché l'ha inserito nei corridoi - spiega Occhiuto - di cofinanziare l'opera con strumenti che concorderemo». Parole? Promesse? Forse non stavolta. Il governatore di Forza Italia sta già lavorando a potenziare il Porto di Gioia Tauro («in pochi anni è quello con più traffico merci d'Italia») con rigassificatore e piastra del freddo, da quando si è insediato Schifani ha il dossier mobilità dello Stretto sulla scrivania. L'idea dei due governatori azzurri è quella di creare tra le due sponde un'area strategica, l'hub dell'Europa sul Mediterraneo. E poi c'è la Lega, che sulle infrastrutture si gioca tutta la sua credibilità, da Nord a Sud. Oggi Salvini vedrà il presidente veneto Luca Zaia per parlare (anche) di Mose e A22. Insomma, non si scherza più.

Tra il dire e il fare - mai come questa volta - c'è di mezzo il Mediterraneo, una faglia sismica e un territorio fragile, esposto al dissesto idrogeologico ma anche alle infiltrazioni della criminalità organizzata. C'è uno studio di fattibilità che il governo di Mario Draghi ha affidato a Rfi: per aggiornare il vecchio progetto, accelerare l'iter e avviare il prima possibile i cantieri sono stati stanziati 50 milioni di euro. Il Ponte a campata unica con cui nel 2005 Impregilo vinse la gara come general contractor potrebbe essere sostituito con una soluzione a tre campate. Vedremo. La sinistra ancora sotto choc blatera di ambiente e riciccia la solita storiella: «Il Ponte sullo Stretto è un carrozzone ormai anacronistico». A chi replica invocando Alta velocità e strade risponde il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Matilde Siracusano: «Il Ponte rappresenterebbe una svolta per tutto il Sud, un punto per ripartire e per far sviluppare, parallelamente, tutte le grandi e strategiche infrastrutture ad esso collegate». Sul tavolo del vertice di ieri ci sono anche la Statale Jonica in Calabria e la ferrovia Palermo-Catania. Quanto alla 'ndrangheta, a Milano pullula tra locali e riciclaggio, gioca in Borsa e punta sulle criptovalute, in barba alle Procure che le fanno il solletico.

Qualche anno fa al Giornale un investigatore della Dia disse: «Se vogliono entrare nel business devono venire allo scoperto, e a quel punto ci penseremmo noi». Servirà ancora un po' di tempo. Lo Stretto necessario, si spera.

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