Sala e l'inutile crociata green contro le auto

Ci si mette a posto la coscienza e il problema è risolto perché, secondo l'ideologia ambientalista dominante, se si fermano le auto lo smog cala

Sala e l'inutile crociata green contro le auto

Ci si mette a posto la coscienza e il problema è risolto perché, secondo l'ideologia ambientalista dominante, se si fermano le auto lo smog cala. E invece no. Lo smog non cala per niente, purtroppo. Secondo il rapporto di Legambiente «Mal'aria di città 2023» in Italia 72 città sono fuorilegge «per la salute umana in relazione alla quantità di polveri sottili Pm10 avendo superato il limite raccomandato dall'Oms». Che in parole povere significa che sono inquinate e si respira da schifo. E quelle che stanno messe peggio sono Torino e Milano. Sì, proprio Milano, città modello, città green, sostenibile, moderna, europea che ormai da anni ha dichiarato guerra a tutto ciò che si muove a motore. Il sindaco Giuseppe Sala l'ha praticamente interdetta alle auto con una crociata che da Area C ad Area B ha fermato ai box modelli anche di recente costruzione. Se non sei ricco a Milano non ti muovi. E qui sta il punto. Tartassare chi ha un'auto, quasi fosse la più infamante delle colpe, e la usa magari per lavoro o per necessità, non serve a far calare lo smog ma solo a rimpinguare le casse del Comune. E basta un piccolo esempio per capirsi: ormai non è più possibile posteggiare senza pagare neppure nelle periferie più sperdute dove partono le metropolitane per il centro e dove molti pendolari lascerebbero volentieri le proprie auto per muoversi con i mezzi pubblici evitando così di congestionare il centro e quindi di inquinare. Ma al Comune ciò interessa il giusto, cioè nulla. L'obbiettivo è incassare: far soldi con i posteggi, con i ticket d'ingresso, con i biglietti dei mezzi pubblici che da gennaio sono stati aumentati a 2,20 euro. Altroché «aria pulita». E che l'inquinamento si debba combattere (sul serio) con altre politiche lo conferma anche il report di Legambiente in cui si spiega come il Pm10 sia prodotto in prevalenza dagli impianti di riscaldamento, da tutte quelle migliaia di caldaie a gasolio di condomini, appartamenti ma anche di scuole e uffici contro cui, va detto, il «furore ecologista» del Comune non è lo stesso anche perché molte sono di stabili di sua proprietà.

Certo, è più facile fermare un'auto o un furgone di chi magari lavora che lasciare al freddo le famiglie nelle case, ci mancherebbe. L'obiettivo è un Piano Clima che punti a dimezzare entro il 2030 la mobilità privata a motore e a cancellarla del tutto entro il 2050. Una «guerra santa» ma non contro lo smog.

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