Sala respinto dalla Procura. Farà il sindaco da indagato

Il primo cittadino chiede invano ai pm di essere sentito subito: archiviata la strategia basata sulla sospensione

Sala respinto dalla Procura. Farà il sindaco da indagato

Una manciata di minuti di cortesia formale e di gelo sostanziale. L'incontro di ieri mattina tra il difensore di Beppe Sala e i magistrati che indagano su di lui non è servito praticamente a nulla, se non a far capire al sindaco di Milano che la sua situazione processuale è assai scomoda. All'avvocato Salvatore Scuto, che manifestava la disponibilità del sindaco a essere interrogato quanto prima possibile, il procuratore Roberto Alfonso e il sostituto Felice Isnardi hanno risposto: grazie, le faremo sapere. In questa fase delle indagini, la Procura non ha alcun bisogno di interrogare l'indagato Sala. E nemmeno sente bisogno di accelerare i tempi di una convocazione per galateo istituzionale. Della crisi in cui l'incriminazione di Sala ha precipitato Milano, la Procura non ritiene di doversi fare carico.

Alla fine dell'incontro, i magistrati hanno augurato all'avvocato «buone feste». Vuol dire che, salvo contrordini, Sala non verrà interrogato prima dell'Epifania. Per almeno quindici giorni, al sindaco non verrà data la possibilità di dare la sua versione sulla data che avrebbe falsificato su un verbale di nomina della commissione che nel 2012 aggiudicò - senza stupirsi davanti a un ribasso del 42 per cento - l'appalto per la piastra di Expo. E questo scivolamento dell'interrogatorio costringe Sala a rivedere le sue mosse.

Il piano, finora, era chiaro: attendere nel limbo dell'autosospensione il colloquio con gli inquirenti, e poi tornare a fare il sindaco a pieno titolo in attesa degli sviluppi. Ma funzionava se l'interrogatorio fosse avvenuto oggi o domani. Lasciare Milano a bagnomaria per due settimane, anche se a cavallo delle feste, invece è impensabile. Così nel «comitato di crisi» si è deciso: Sala revoca la autosospensione forse già oggi, o al più tardi domani sera davanti al Consiglio comunale. Con quale formula verrà motivato il ripensamento è un dettaglio cui si sta lavorando in queste ore.

Di fatto, l'incontro di ieri tra Scuto e la Procura generale dà fiato a chi, dentro il Pd milanese, giudica con maggiore severità l'iniziativa del dottor Isnardi, che secondo alcuni avrebbe travalicato i suoi compiti, indagando su reati diversi da quelli su cui verteva l'indagine. Secondo alcuni tra i suoi fedelissimi, Sala si trova stretto in una manovra a sfondo politico figlia dei veleni interni alla magistratura milanese. Ma questi presunti retroscena non cambiano l'impaccio in cui Sala si trova, e continuerà a trovarsi anche dopo avere ripreso i suoi pieni poteri.

Sul tavolo del giudice preliminare Lucio Marcantonio c'è la richiesta della Procura generale di indagare per altri sei mesi. Sala tecnicamente potrebbe opporsi, ma è chiaro che politicamente non può farlo, perché sembrerebbe che abbia qualcosa da nascondere. Altri indagati, come il suo ex braccio destro Antonio Acerbo, però non hanno di questi vincoli, e oggi depositeranno la memoria chiedendo al gip di respingere la richiesta della Procura spiegando che in questi casi il codice non prevede possibilità di proroghe.

Qualunque sia la decisione del giudice, però, il futuro giudiziario di Sala rimane fosco.

La Procura generale partendo all'attacco di Sala era consapevole di imboccare una strada senza ritorno: dopo questo bailamme, una richiesta di archiviazione sarebbe una ammissione di avventatezza. Per Sala il pg Isnardi intende chiedere il processo. Tra sei mesi, se la proroga verrà concessa. Altrimenti, subito.

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