Luigi GuelpaDal covo al 79 di rue des Quatre Vents a Molenbeek Salah Abdeslam, quello che stampa belga e francese chiamano ennemi public numéro 1, stava costituendo una nuova cellula per pianificare attentati in Belgio, Francia e persino in Spagna. La notizia, in parte rivelata dal ministro degli Esteri di Bruxelles Didier Reynders, è stata confermata da ambienti vicini alla direzione anti-terrorismo guidata dall'ex procuratore generale di Anversa Paul Van Tigchelt. Abdeslam in persona avrebbe selezionato uomini pronti al martirio, non pescando però questa volta soltanto tra maghrebini, siriani o iracheni, ma lavorando anche a fianco di un rappresentante di Boko Haram, di cui al momento si conosce solo il nome, Usman, che avrebbe messo assieme un gruppo di miliziani nel quartiere Matongé di Bruxelles, quello abitato principalmente da immigrati dell'Africa nera. Un quartiere per certi versi alla moda, come del resto lo era Forest prima del blitz di martedì scorso, ma proprio perché al di sopra di ogni sospetto, ideale base operativa per pericolose alleanze jihadiste.In Nigeria, non è certo un mistero, i vertici di Boko Haram hanno manifestato simpatie e progetti convergenti con il Califfato di Al Baghdadi, e stanno tentando di infiltrare più uomini possibili nel cuore dell'Europa, e Matongé sembra rispondere alle esigenze dei tagliagole nigeriani. Nulla viene lasciato al caso: persino parte di 3 milioni di sim card, appartenenti alla compagnia telefonica sudafricana Mobile Telephone Networks (Mtn), che vende i suoi prodotti senza richiedere documenti, sarebbe stata distribuita a miliziani di stanza a Bruxelles. Episodio denunciato nei giorni scorsi pure dal presidente della Nigeria Buhari che ha ordinato l'apertura di un'inchiesta. «È stato un lavoro enorme - ricorda il procuratore federale belga Van Leeuw - e a proposito di telefonini va detto che abbiamo trattato quasi 24mila chiamate con informazioni che portavano in tutte le direzioni. Con la verifica di ogni dettaglio siamo arrivati a Forest e da lì ad accelerare sull'arresto» del boia del Bataclan.Abdeslam, che in carcere a Bruges si trova nella stessa ala col terrorista Mehdi Nemmouche, arrestato per la mattanza al museo ebraico di Bruxelles, avrebbe avuto insomma vita facile: braccato per 125 giorni, d'accordo, ma anche libero di ordinare a più riprese pizze a domicilio, fanno sapere i media locali, o di spostarsi per riunioni jihadiste in abitazioni (perquisite dagli inquirenti) delle località di Laeken e Schaerbeek. Nel covo di Molenbeek sono state trovate molte armi, «sono armi pesanti - aggiunge il ministro Reynders - e abbiamo visto una nuova rete di persone attorno a lui. Alcuni di questi soggetti sono stati filmati nel giorno del funerale di suo fratello Brahim con uno smartphone. Da novembre abbiamo trovato oltre 30 persone coinvolte negli attacchi terroristici a Parigi, ma siamo sicuri che ce ne siano altri. Purtroppo pronti nuovamente a colpire». Per questo l'allerta terrorismo a Bruxelles resta a livello tre di quattro, e la polizia francese ha rafforzato i controlli alle frontiere. Sugli obiettivi c'è il riserbo più assoluto, ma sarebbe saltata fuori la Spagna, per assecondare la composizione di una delirante sceneggiatura espansionistica di Al Baghdadi, determinato a creare un trampolino di lancio verso il sud della penisola iberica e ricostruire a seicento anni di distanza «Al Andalus», un pezzo portante dell'antico Califfato.Nel frattempo è iniziata la battaglia legale per evitare l'estradizione in Francia di Abdeslam.
Il suo avvocato, Sven Mary, ha annunciato che presenterà un esposto contro il procuratore di Parigi, François Molins, per aver violato il segreto istruttorio sul caso. Mary si riferisce alla conferenza stampa di sabato, quando Molins ha riferito ai giornalisti che Abdeslam voleva farsi «esplodere nello Stade de France, ma poi di averci ripensato».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.