
Flat tax per i giovani, esoneri contributivi per chi li assume, più forza ai contratti collettivi e nessun ritorno alla scala mobile. Ma anche una nuova fase di pace fiscale e un chiaro messaggio: «Meno tasse per tutti, anche sul lavoro». La Lega cala le sue carte sul tavolo dei salari, e lo fa con un disegno di legge pronto a entrare in Parlamento entro fine maggio. A spiegarne i dettagli ieri all'Adnkronos è stato Federico Freni (in foto), sottosegretario all'Economia, che intende riportare al centro la «dignità del lavoro stabile».
«Un intervento a sostegno dei salari è necessario e urgente. La Lega è pronta a depositare in Parlamento un disegno di legge per tutelare e rafforzare il potere d'acquisto dei redditi più bassi», ha annunciato Freni argomentando quanto accennato nei giorni scorsi dal sottosegretario al Lavoro e vicesegretario leghista, Claudio Durigon. L'obiettivo prioritario è favorire l'occupazione giovanile, bersaglio debole del mercato del lavoro italiano. «Puntiamo sugli under 30, i più svantaggiati: ai datori di lavoro garantiremo un esonero totale dei contributi previdenziali per tre anni, e ai neo assunti con redditi fino a 40mila euro daremo una flat tax al 5% per cinque anni», ha spiegato Freni.
Una proposta che arriva nel pieno del dibattito sul lavoro e sulla questione salariale, argomento a cui l'opposizione di sinistra si aggrappa per cercare di insinuare delle crepe nella maggioranza. Durigon aveva lasciato intravedere una sorta di ripristino soft della scala mobile: aumenti automatici legati al costo della vita, ma con compensazione parziale. «Non si tratta di legare i salari all'inflazione, ma di tenerne conto nella contrattazione», aveva spiegato. Freni, intanto, ha fissato un punto politico netto. «Lo faremo valorizzando il ruolo della contrattazione collettiva», ha chiosato precisando che «il perimetro deve essere quello della contrattazione, ma non ci sarà il ritorno della scala mobile». In buona sostanza, ha rilevato, «con la nostra proposta i lavoratori potranno beneficiare di un anticipo dell'aumento che solitamente è agganciato al rinnovo dei contratti». Si tratta, ha proseguito, di «una previsione che è stata già inserita in alcuni contratti collettivi nazionali, come quello dei metalmeccanici; il nostro obiettivo è estendere questa best practice». E ha ribadito la centralità della leva fiscale. «Non si tratta di assistenzialismo, ma di favorire il contratto a tempo indeterminato. È inaccettabile che un ragazzo debba aspettare anni», ha puntualizzato.
Il tema salari viene affrontato in maniera diversa dalle varie anime della maggioranza. Fratelli d'Italia, ad esempio, vorrebbe riavviare l'iter della legge delega già in discussione al Senato. Il testo, sostenuto anche dalla premier Meloni, prevede strumenti per incentivare la contrattazione di secondo livello e per tenere conto delle differenze territoriali del costo della vita, ma è rimasto parcheggiato a Palazzo Madama da oltre un anno. La stessa premier ha chiesto di accelerare l'iter. La Lega con il suo ddl ha giocato d'anticipo.
Oltre al disegno di legge, il sottosegretario ha annunciato anche una nuova fase di pace fiscale, ossia la rottamazione quinquies. «È il momento di pensare a una nuova rottamazione delle cartelle, soprattutto quelle che gravano da anni sui redditi bassi e sulle piccole attività», ha affermato. «Non è un regalo a chi non paga, ma uno strumento di giustizia fiscale, e anche questo aiuta il lavoro e il rilancio del Paese», ha aggiunto promettendo che «le coperture ci saranno». Sul fronte delle tasse, infine, Freni ha rilanciato la visione del proprio partito. «La Lega ha una posizione chiara: meno tasse per tutti, anche sul lavoro», ha detto evidenziando che «non ci accontentiamo di piccoli aggiustamenti: serve una riforma strutturale, che renda il fisco un alleato e non un nemico dei cittadini».
In ogni caso, non si può non notare come l'iniziativa riconsegni alla maggioranza la scrittura dell'agenda politica considerato che l'opposizione - vincolandosi
a una proposta di salario minimo che produrrebbe più danni che benefici - tende a mettersi fuori gioco da sola. Resta, tuttavia, da sciogliere un nodo decisivo: la disponibilità di risorse per detassare la contrattazione.
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