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Salario minimo boomerang. Così farà aumentare il nero

Cgia di Mestre: "Obbligando le imprese a pagare 9 euro l'ora, in tante sceglieranno il sommerso"

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Un salario minimo a 9 euro lordi l'ora - come quello proposto dalle opposizioni esclusa Iv - potrebbe far «aumentare il lavoro irregolare, in particolare nei settori dove attualmente i minimi tabellari sono molto inferiori alla soglia proposta dal disegno di legge». È questa la posizione dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre in un report pubblicato ieri nel quale non si chiude del tutto la porta all'incremento della retribuzione minima oraria, ma si chiede un surplus di riflessione. In particolare, perché i settori nei quali il salario minimo è basso sono già contraddistinti dal «nero» con la sua concorrenza sleale come l'agricoltura, il lavoro domestico e alcuni comparti dei servizi. Non è da escludere, pertanto, che molti imprenditori, costretti ad alzare i minimi salariali, «potrebbero essere tentati di licenziare o di ridurre l'orario ad alcuni dei propri dipendenti» coprendo la differenza con il «nero».

Non è un caso che la proposta delle opposizioni abbia aumentato le divisioni anziché compattare il mondo del lavoro. Non solo i renziani si sono sfilati subito, ma anche la Cisl di Luigi Sbarra ha marcato nettamente le distanze con la Cgil di Maurizio Landini che è stato costretto a correggere il tiro per non compromettere il percorso unitario su alcuni dossier come le pensioni. «Quello che chiediamo al governo è far diventare i contratti nazionali lo strumento che tutela tutte le forme di lavoro», ha precisato il segretario di Corso Italia. La Confindustria di Carlo Bonomi non ha ufficialmente posto veti anche perché l'esecutivo di Giorgia Meloni era parso subito contrario, anche se il ministro del Lavoro ha evidenziato «la volontà di dialogare e di non chiudere la porta», pur rimarcando che la direttiva comunitaria si riferisce a Paesi nei quali la contrattazione copra meno dell'80% dei lavoratori, mentre in Italia siamo al 97 per cento.

La Cgia di Mestre ritiene necessario che il «salario minimo» sia parametrato al Tec (trattamento economico complessivo che include Tfr, benefit, indennità, premi, scatti di anzianità, tredicesima e quattordicesima) e non al Tem (trattamento economico minimo, ossia i minimi tabellari). Secondo gli artigiani mestrini, stante la necessità di tutelare l'istituto dell'apprendistato (caratterizzato da retribuzioni inferiori a quelle standard in virtù del suo scopo formativo), i lavoratori coinvolti dalla proposta Pd-M5s sono perciò 1,7 milioni. Dati lontani da quelli presentati dall'ex presidente Inps Tridico secondo cui una soglia di 9 euro/ora come minimo tabellare abbraccerebbe circa 4,5 milioni di lavoratori (3 milioni al netto dei lavoratori domestici), mentre ricomprendendo anche alcune mensilità aggiuntive, la platea scenderebbe a 2,8 milioni. Per Tridico tale innovazione comporterebbe per le casse dello Stato un aumento di gettito di 15 miliardi di euro, tra maggiori entrate Irpef e minori uscite per sussidi, tra reddito di cittadinanza e assegno unico.

Ma quanto costerebbe? Le stime non sono aggiornatissime perché risalgono al 2019-2020 quando Inapp e Inps si attivarono su quello che al tempo era il cavallo di battaglia pentastellato. I costi stimati variavano da un minimo di 2,5 miliardi (includendo Tfr e tredicesima) a un massimo di 6,7-8,3 miliardi riferendosi al solo trattamento minimo. Un dato più interessante dei costi, tuttavia, è rappresentato dalle immediate conseguenze di una simile svolta nelle politiche del lavoro. In primo luogo, i 9 euro lordi l'ora rappresentano (anche includendo le altre voci) circa l'80% del salario mediano nazionale, ossia il valore cui tende la maggior parte delle retribuzioni. Prima conseguenza: occorrerebbe adeguare gli stipendi dei livelli superiori a quello d'ingresso con costi notevoli per le imprese e maggiore convenienza del «nero». Seconda conseguenza: la contrattazione nazionale e anche il sindacato servirebbero a poco, essendo già prestabilita la parte retributiva.

E questo la Cisl lo sa benissimo.

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