Una stangata da 1.960 euro all'anno in più per famiglia. Questo è il conto dell'inflazione al 6,5% secondo i calcoli di Unimpresa, l'associazione nazionale che rappresenta le micro, piccole e medie imprese. «I 200 euro annunciati dal governo, destinati a oltre 30 milioni di italiani con reddito fino a 35mila euro l'anno, coprono solo il 10% della spesa in più provocata dall'aumento di tutti i prezzi», ha dichiarato Giovanna Ferrara, presidente di Unimpresa.
La principale responsabile di questo aggravio di costi è la guerra in Ucraina, con i prezzi del gas naturale che hanno messo il turbo benché stessero crescendo anche in precedenza. Secondo i calcoli del Centro Studi di Confindustria, contenuti nella sua indagine rapida sulla produzione industriale, la preziosa commodity durante il mese di aprile è stata, in media, più cara del 698% rispetto al periodo pre-covid. Mentre il Brent (il petrolio del Mare del Nord) è costato «solo» il 56% in più nello stesso periodo. Da qui la decisione del governo che nel Decreto Aiuti ha istituito un bonus per alleviare l'impatto del caro energia. «Un sollievo economico -, continua Ferrara - anche se piccolo, fa comodo a tutti. Però 200 euro, vista la situazione, non bastano. Servono interventi economici non solo più importanti, ma soprattutto che siano stabili e durino nel tempo». Una posizione, quella di Ferrara, non troppo distante dalle idee del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, che nei giorni scorsi ha chiesto al governo di intervenire sul cuneo fiscale per alzare i salari dei lavoratori. E se le famiglie vedono erodersi il loro potere d'acquisto, di certo non sta meglio il mondo delle imprese.
Per Confindustria, i prezzi dell'energia pesano su tutte le filiere: il protrarsi del conflitto ha gelato la produzione industriale italiana, calata del 2% a marzo e del 2,5% ad aprile. A febbraio era stato registrato un rimbalzo del 4%, ma solo dopo le cadute di dicembre e gennaio. La percentuale di imprese manifatturiere che hanno segnalato difficoltà in termini di costi e prezzi più elevati e tempi di consegna più lunghi è rimasta elevata, sebbene in attenuazione rispetto al quarto trimestre del 2021. Tali fattori hanno contribuito alla contrazione della fiducia delle imprese registrata tra marzo ed aprile. L'indice delle attese sull'economia italiana ha registrato un crollo da +0,6 a inizio anno fino a -34,8 di aprile, comparabile a quello di dicembre 2020. Il peggioramento dell'indice di incertezza della politica economica, fa notare sempre il Centro Studi di Confindustria, per l'Italia è salito a 139,1 punti a marzo per attestarsi su un valore appena inferiore, 129,2 punti, in aprile. Un dato che è il 28,5% superiore rispetto al quarto trimestre 2021. Insomma, numeri che possono portare a un ulteriore indebolimento del Pil, che già nel primo trimestre dell'anno ha fatto segnare una variazione negativa dello 0,2 per cento.
Un altro fronte importante, per il gas, è quello degli stoccaggi, vitali nel caso di interruzione delle forniture dalla Russia. Secondo il sito Aggregated Storage Inventory, il riempimento delle riserve italiane, al 5 maggio, aveva raggiunto il 39% della capacità (di circa 17 miliardi di metri cubi) a fronte di una media europea del 34,9 per cento.
Dalla stessa fonte si evince che la Francia è al 35,7% delle riserve e la Germania al 36,7%. La partita degli acquisti si è aperta ad aprile e l'Italia conta entro 6 mesi di arrivare al livello di stoccaggio stabilito pari al 90% della capacità.
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