In attesa di quella espressa dal Parlamento, Giuseppe Conte incassa la fiducia della platea di imprenditori, vertici delle partecipate di Stato e banchieri riuniti ieri a Cernobbio per la prima giornata del Forum European House Ambrosetti. Dagli ospiti di villa d'Este è infatti arrivato un grande sospiro di sollievo per aver sminato il sovranismo della Lega di Salvini. E nonostante la disdetta all'ultimo momento dello stesso Conte per la fitta agenda di impegni relativi alla nascita del nuovo governo, il premier sembra avere già pronta una pattuglia di sostenitori del suo «partito». Soprattutto tra gli ex dei governi precedenti. A cominciare da Pier Carlo Padoan, alla guida del Tesoro prima nel governo Renzi e poi in quello Gentiloni: «C'è positività per il Paese, finalmente il rischio politico è stato tolto dal tavolo e questo è un enorme stimolo per ripartire» e «Roberto Gualtieri ricoprirà il suo incarico alla grande e sarà un ottimo ministro», ha detto. Sottolineando che «ci sono i 29 punti del programma comune che sono ricchi di stimoli: prima cosa da fare è la legge di Bilancio».
A brindare sono stati anche Mario Monti («È un governo che ha molto in comune con il precedente ma mi sembra che il processo di maturazione sia stato veloce nel corso dell'ultimo anno») e Romano Prodi: «È nato un governo che, finalmente, avrà rapporti seri con l'Europa», ha detto Prodi che quindi fa gli auguri alla maggioranza «affinché si chiami Orsola», alludendo alla proposta lanciata in agosto di una coalizione di governo nel Parlamento italiano tra le forze che a Strasburgo hanno eletto la nuova presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Un'ipotesi che è diventata realtà.
Tra i banchieri che festeggiano il calo dello spread le aspettative sono alte: «Quello che chiede l'Italia è che affronti i problemi della crescita», ha detto il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro. Dal mondo dell'industria, Alberto Bombassei si è detto parimenti contento per la continuità al vertice («Conte è una persona molto preparata») e la scelta di Paolo Gentiloni per l'Europa («garanzia di qualità»), auspicando che le «priorità vadano a lavoro e occupazione». Tende la mano la presidente dell'Eni, Emma Marcegaglia: «Il mondo delle imprese è pronto a collaborare, è importante tagliare il cuneo fiscale, è importante riattivare le infrastrutture», ha sottolineato.
Un primo segnale, in questo senso, è già arrivato. Come abbiamo detto, Conte non ci sarà. Ma domattina arriverà sul lago il neoministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli, che salirà sul palco insieme all'ex ministro del Tesoro, Giovanni Tria, e a Carlo Cottarelli per discutere degli investimenti per la crescita. In un'intervista alla Stampa, la neoministra ha già escluso la revoca della concessione di Autostrade annunciando anche la fine dei «no politici» sui cantieri, a cominciare dalla Tav. La sua presenza al Forum è stata dunque interpretata dalle imprese come il miglior viatico per un governo che sta per chiedere la fiducia.
Scampato il pericolo Salvini e no euro, e tranquillizzati anche sul fronte degli investimenti, i riflettori del Forum si sono così spostati su altre emergenze. La Brexit ma, soprattutto, i dazi con la seconda guerra fredda questa volta tra gli Usa (presente al Forum anche con l'ex segretario di Stato, Hillary Clinton) e la Cina. Sollecitati dal primo televoto sui principali fattori che avranno un impatto sulla stabilità globale, il 63,4% degli oltre 200 imprenditori ha indicato il protezionismo commerciale, seguito dalla questione migranti e dal controllo delle frontiere (40,9%) e dalla diffusione del populismo in Europa (36,6%).
Gli imprenditori evidenziano anche un calo delle performance delle proprie imprese rispetto all'anno scorso. Se nel 2018 a giudicare in positivo l'andamento era stato il 74,2%, quest'anno la percentuale è scesa al 60,1%.
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