Salta il tetto agli stipendi dei manager pubblici Il rischio di nuove accise

Tra emendamenti e "sviste" il decreto competitività è diventato una trappola. La corsa contro il tempo

Salta il tetto agli stipendi dei manager pubblici Il rischio di nuove accise

Roma - Un caos tutt'altro che creativo, anzi dispersivo tanto di risorse (che sono sempre poche) quanto di tempo. Ma quando si governa a colpi di decreti omnibus c'è da aspettarselo. Ieri è approdato nelle commissioni Ambiente e Industria alla Camera il dl Competitività. Il provvedimento, che taglia del 10% la bolletta energetica delle imprese, durante l'iter a Palazzo Madama, è diventato un «polpettone» indigesto. A tal punto che il governo di Matteo Renzi ha ritenuto di dover organizzare un summit con la maggioranza per renderlo più snello e coerente con le sue finalità.

Tra le richieste dell'esecutivo c'è la rimozione del tetto di 240mila euro allo stipendio dei manager pubblici. Insomma, Renzi vuole già fare retromarcia su una delle sue tante trovate pubblicitarie. Eppure sembra ieri quando litigava con Mauro Moretti, ad delle Ferrovie poi «spostato» a Finmeccanica, sui supercompensi. Tra le altre norme da rivedere anche la doppia soglia di Opa per le società quotate (al 25% per le blue chip , al 30% per le small cap ). Si sta lavorando anche al blocco di trasferimenti per 535 milioni di euro a Poste Italiane in osservanza di una sentenza europea: in periodi di vacche magre non si può spendere nemmeno mezzo miliardo.

Il decreto andrà in Aula lunedì prossimo 4 agosto e scadrà il 22. Bisogna far presto, come al solito, perché dopo la seconda lettura dovrà tornare al Senato per essere confermato. Intanto, bisognerà combattere contro 800 emendamenti, inclusi quello soppressivo delle norme sgradite dal governo e quello di Ncd per evitare l'ennesimo aumento delle accise sui carburanti denunciato da Assopetroli. Dovrebbe salvarsi l'emendamento introdotto dalla senatrice Cinzia Bonfrisco di Forza Italia che ha eliminato il divieto di utilizzo del contante sopra i mille euro per i turisti stranieri in Italia.

La confusione, inoltre, disperde le energie che andrebbero concentrate su temi più importanti, come il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione. Tuttavia, proprio ieri, la Cassa depositi e prestiti (Cdp) ha siglato una convenzione con l'Associazione bancaria italiana per l'istituzione di un plafond da 10 miliardi di euro. In pratica, la Cdp potrà acquisire dalle banche i crediti scontati dai fornitori della Pa e ridefinire con le amministrazioni i termini di pagamento. La cifra è importante, anche se un credito scontato non è mai rimborsato al 100 per cento.

Come detto, il caos debordante della conversione dei decreti legge non si limita al solo dl sulla Competitività, ma anche a quello sulla Pubblica amministrazione, presentato in pompa magna da Renzi e dal ministro Madia e ora afflosciatosi. In primis, perché ai dipendenti della scuola viene concesso di pensionarsi con la vecchia «quota 96» (somma di anzianità e contribuzione) e in secundis perché a baroni universitari e primari la pensione d'ufficio viene ritardata a 68 anni (lo Stato continua a pagare begli stipendi). La circostanza ha indignato il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta. «L'onere sarà coperto con la spending review . Quei tagli sono da tempo latitanti», ha chiosato ricordando che «l'ottimismo di maniera» di Renzi non è giustificato perché «la ridotta crescita delle entrate fiscali (1,1% contro l'atteso 2,1%) e l'aumento di 100 miliardi del debito pubblico con un costo aggiuntivo degli interessi per 2 miliardi» promettono nuove stangate.

Anche il commissario alla spending review , Carlo Cottarelli, non l'ha presa bene (circolano anche rumor di sue prossime dimissioni) e così sul

suo blog ha pubblicato un post al veleno contro il premier. «Se si utilizzano i risparmi sulla spesa per aumentare la spesa stessa, non si potranno usare per ridurre la tassazione». Come dire che Renzi ha sbagliato tutto.

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